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Il piede torto congenito è la seconda patologia congenita più diffusa dopo la displasia congenita dell’anca. Rappresenta un atteggiamento viziato permanente del piede rispetto alla gamba, caratterizzata da spostamenti anatomici del piede e della gamba stessa modificando i normali punti di appoggio, archi plantari e la funzionalità del piede stesso. Le forme di piede torto congenito conosciute sono quattro:

  • Piede equino-varo-supinato-cavo-addotto
  • Piede talo-valgo
  • Piede reflesso-valgo
  • Piede metatarso-addotto

La deformità più comune è il piede equino-varo-addotto-cavo-supinato che si manifesta nel 75% dei casi, prevalentemente nel sesso maschile.

Eziopatogenesi

Ancora oggi la causa scatenante il piede torto congenito risulta sconosciuta, tuttavia sono state formulate varie ipotesi nel corso del tempo. Tra le numerose teorie formulate vi sono quelle che ipotizzano l’arresto dello sviluppo del piede durante il periodo embrionario. Un’altra teoria prevede un abnorme abbozzo germinale dell’astragalo, che genererebbe un osso con le tipiche deformità che si riscontrano nel piede torto. Inoltre è stata anche ipotizzata una teoria che identifica in squilibri di carattere neuromuscolare con difetto dell’aione del gruppo dei peronieri, la causa scatenante la deformità. L’eziologia risulta essere dunque multifattoriale, non potendo escludere il ruolo dei fattori genetici.

Diagnosi

La diagnosi risulta molto semplice, in quanto gli aspetti caratteristici del piede torto risultano evidenti fin dalla nascita. Il piede risulta addotto e in inversione con equinismo del calcagno. L’ecografia in gravidanza permette di diagnosticare il piede torto congenito prima della nascita del bambino/a, permettendo una strategia di trattamento in anticipo, preparando anche i genitori, che svolgono un ruolo fondamentale.

Terapia

In passato l’intervento standard era il chirurgico, non appena il bambino raggiungeva un’età ed un peso congruo che consentissero di eseguire l’anestesia in totale sicurezza. Tuttavia con il passare degli anni si è osservato che gli interventi chirurgici non solo comportavano complicazioni proprie degli interventi, quale un ipercorrezione della deformità con la formazione di un piede valgo-pronato rigido, ma anche una tendenza importante alla recidiva. Successivamente a questo si sono sviluppati due scuole di pensiero, che prevedevano dei trattamenti molto meno aggressivi dell’intervento chirurgico. Tra questi il più diffuso ed utilizzato sicuramente il metodo Ponseti, ideato dal dottor Ignacio Ponseti negli anni cinquanta, e che ha fornito eccellenti risultati anche nei casi più gravi. Il metodo prevede manipolazioni da iniziare già a pochi giorni dalla nascita, con l’obiettivo di deruotare il piede in maniera graduale e progressiva, praticando contemporaneamente una lieve pressione sul collo dell’astragalo sublussato dorsalmente e lateralmente per farlo rientrare nella pinza malleolare. Le correzioni ottenute devono poi essere mantenute da un apparecchio gessato femoro-podalico a ginocchio flesso, una volta a settimana oppure ogni 10 giorni, fino al raggiungimento della massima extra-rotazione.

Successivamente la valutazione passa all’eventuale correzione dell’equinismo di caviglia, possibile tuttavia solo nei casi più lievi. In caso contrario, l’unico intervento chirurgico previsto dal metodo Ponseti consiste in una tenotomia del tendine d’Achille. Si confeziona un ultimo apparecchio con il piede a 90° e massima extra-rotazione da portare per 3 settimane. La correzione completa, una volta raggiunta deve essere mantenuta mediante un tutore di Dennis-Browne, costituito da due scarpe in cuoio unite ad una barra metallica che le mantiene ad una distanza corrispondente a quella delle spalle.

Il tutore dovrà essere portato dapprima a tempo pieno, e poi, una volta cresciuto il bambino/a, solo durante le ore notturne fino ai 3-4 anni. I risultati migliori si ottengono qualora si possa avere una compliance favorevole con i genitori, che devono fare in modo che il paziente affetto da piede torto congenito, porti i tutori a lungo.

L’altra scuola di pensiero è quella del metodo funzionale francese, che prevede anch’essa manipolazioni progressive, eseguite quotidianamente, prolungate e seguite dall’esecuzione di un bendaggio elastico contenitivo, che ha l’obiettivo di mantenere la correzione raggiunta. La correzione dell’equinismo prevede anche qui l’intervento chirurgico mediante tenotomia oppure avvalendosi del metodo di Vulpius, con recisione delle fibre aponeurotiche e risparmio di quelle muscolari. Segue un lungo periodo di tutoraggio con l’ausilio di apparecchi termoplastici che mantengano il piede in correzione, pur non essendo legati tra loro. Anche in questo caso la compliance dei genitori risulta fondamentale se si vuole evitare le recidive.

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