L’allarme lo lancia la Fit Cisl che parla di “black out relazionale con il quale si inceppa un meccanismo ben oleato comprendente un complesso e ben articolato equilibrio tra diritti e doveri”.

 

Acque agitate per i lavoratori della Rimorchiatori Laziali che, dopo aver esultato per la conferma della concessione del servizio di rimorchio nel porto di Civitavecchia, a seguito della vittoria del bando europeo, oggi lamentano una situazione preoccupante.

“La crisi Covid, che negli ultimi 2 anni ha messo in crisi molte aziende, ha visto i rimorchiatori continuare a lavorare ininterrottamente giorno e notte 365 giorni l’anno – si legge in un documento firmato da Fit Cisl Lazio – grazie ad un porto sempre operativo che ha subito soltanto un calo nel reparto crocieristico, navi perlopiù super tecnologiche che raramente utilizzano il supporto dei Rimorchiatori ma comunque pagano una prontezza operativa per eventuali emergenze. A questo calo di fatturato i lavoratori hanno prontamente risposto con degli accordi provvisori che prevedevano deroghe alla contrattazione di secondo livello sia sul fronte occupazionale che su quello retributivo e facendo ricorso anche ad un fondo di solidarietà del settore marittimo”.

Nel frattempo si è svolto il bando di gara con relativa aggiudicazione alla società che da quarant’anni ormai gestisce il servizio nello scalo, con i lavoratori hanno subito festeggiato, certi che fosse un segnale positivo per il proprio futuro, in continuità e stabilità con il passato e conseguentemente per il rinnovo del contratto integrativo. “Tale rinnovo si rende necessario per la copertura del nuovo servizio richiesto dalla nuova concessione che prevede un aumento della quantità delle prestazioni e disponibilità da erogare – ricordano dal sindacato – ma l’azienda intende coprire un servizio molto più articolato utilizzando gli stessi benefici concessi negli accordi provvisori del periodo emergenziale ed una quantità di personale insufficiente che costringerebbe tutti a degli straordinari obbligatori con delle reperibilità nei giorni di riposo non retribuite. Inoltre alle richieste aziendali, si aggiunge anche la ricerca di voci da tagliare dalla busta paga oltre alla riduzione di benefit volatili come i buoni pasto, appositamente utilizzati come salario accessorio negli ultimi contratti sia per la loro natura defiscalizzata che inconsistente, con lo scopo di risparmiare su costi peraltro già calcolati nel suddetto bando di gara. Noi lavoratori abbiamo sempre dimostrato di avere a cuore le problematiche della società per la quale lavoriamo, alcuni di noi da decenni. Allo stesso tempo – hanno concluso – non possiamo accettare questo black out relazionale con il quale si inceppa un meccanismo ben oleato comprendente un complesso e ben articolato equilibrio tra diritti e doveri che non può sbilanciarsi verso un alleggerimento sia dei diritti che delle buste paga tra l’altro ferme da troppi anni”. (Civonline)

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