Assassini seriali. Gianfranco Stevanin (3^ parte)

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Fonti riportano che all’età di 13 anni, avrebbe subito un abuso sessuale da parte di una signora ventiquattrenne, insoddisfatta della sua unione con il marito, vicenda questa, che avrebbe creato in lui dei turbamenti.
Esce dal collegio all’età di quindici anni ed inizia a frequentare una scuola di Legnano, quando l’anno successivo, mentre era alla guida della sua moto, rimane vittima di un gravissimo incidente stradale, che gli provocò un esteso, quanto altrettanto grave trauma cranico.
L’operazione chirurgica che ne conseguì, si rivelò alquanto difficile, poiché le lesioni che aveva subito erano molto importanti, avendo interessato ambo le parti dei lobi frontali e gli innervamenti collegati al sistema limbico, che a sua volta, andavano ad interessare alcune strutture cerebrali e i circuiti neuronali ad esso collegati, causa questa, anche della presenza di successive crisi epilettiche, meningiti e forti emicranie.
Gli amici spariscono come nel nulla ed inoltre, sempre a seguito della sua lunga degenza, si trova costretto a lasciare gli studi, asserendo successivamente in proposito: “Dopo il trauma sono cambiato, ho dovuto cambiare. Sono tornato dall’ospedale e mi sono ritrovato senza amici, senza compagnia. Non potevo più fare il motocross, il mio sport preferito. Ero diventato più tranquillo, misuravo le parole e i fatti. Mia madre era diventata ancora più protettiva di prima, ero sempre sotto una cappa. A scuola non riuscivo a rimanere concentrato a lungo e avevo forti emicranie”.
E’ a questo punto che Gianfranco Stevanin, inizia a mutare radicalmente e profondamente il suo carattere ed il suo agire, sino a quel momento timorato di Dio e dimostratosi sempre un ragazzo retto, diligente ed ubbidiente, dando con ogni probabilità, inizio, alla sua imminente carriera di serial killer, mostrando un particolare trasporto e predilezione per la pornografia, che lo portò a anche fotografare alcune donne di sua conoscenza, completamente nude e in particolari pose ed atteggiamenti.
Intanto hanno inizio per lui, alcuni guai con la giustizia. Finge un suo rapimento e chiede un riscatto ai suoi genitori, simulando di avere una pistola nella tasca, minaccia una ragazza e si fa accompagnare ad una festa, mentre ne rapina un’altra e, nel 1983, subisce una condanna per omicidio colposo, a seguito di un incidente ove perde la vita una sua amica. Per poi rapire a violentare una prostituta di Verona, tale Maria Luisa Mezzari, fatto questo, attribuitogli tuttavia solo dopo parecchi anni.
Intanto, è proprio in quel periodo, tra il 1980 ed il 1985, che Gianfranco vive con Maria Amelia, la sua prima vera storia d’amore. Ma la ragazza si ammala e su pressione dei suoi genitori, in particolare della mamma di Gianfranco, da lui considerata una sorta di segugio alla quale nulla sfuggiva, fu costretto a lasciarla, subendo poi, un’ulteriore delusione, dopo essere venuto a conoscenza che la sua ex fidanzata, aveva giustamente iniziato a frequentare un altro ragazzo, conosciuto successivamente alla rottura del loro rapporto affettivo.

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