Family Mass Murder. Il caso Mario Calderone (4^ parte)

continua…

Calderone, che, come detto si era procurato solo ferite superficiali e che lo stato d’incoscienza in cui era stato trovato, era dovuto solamente ai fumi respirati, viene subito trasportato in ospedale e piantonato dalle forze di polizia.

Gli investigatori, coordinati dal sostituto Procuratore Antonio La Rosa, vanno alla ricerca del potenziale movente che può aver condotto l’uomo a commettere l’assurda azione, prendendo in considerazione anche l’ipotesi che l’assassino avrebbe potuto essere caduto nelle mani di qualche usuraio, o quella della presenza di debiti contratti con il gioco, ma, di fatto, accertando solo che la situazione economica del Calderone, non sarebbe stata poi così grave, tanto da poterlo spingere a commettere un gesto del genere.

Dalle risultanze degli interrogatori e dalle prove emerse, il magistrato, ha avuto la conferma di quanto detto poc’anzi e cioè, che due delle ragazze, avrebbero visto la morte in faccia, tentato di reagire disperatamente al padre, oramai fuori di sè e preso dalla follia, mentre che la più piccolina, Martina, sarebbe stata uccisa nel sonno e che l’arma utilizzata per grandinare di colpi le figlie, era un grosso coltello da sub.

Intanto la nonna delle bambine, Roberta Sacchetti, in una stanzetta presso il commissariato di Pubblica Sicurezza di Viale della Vittoria, dichiara ad alcuni giornalisti: “Calderone era sempre cupo, non parlava mai, tornava a casa e trovava tutto pronto. Io mi prendevo cura delle bambine. Andavo a prendere la più piccola all’asilo. E poi, se volevano il merluzzo, ero io che lo compravo e lo preparavo. Lui stava sempre davanti al televisore, era un padre padrone, un uomo chiuso”.

La sorella di Roberta Sacchetti, aggiunge invece: “Ci siamo accorte troppo tardi di quello che stava succedendo. Forse è colpa nostra….lui era violento con le figlie. La settimana scorsa, ha picchiato la più grande, le ha dato dei pugni in testa”.

Insomma, dalle prime indagini condotte dagli inquirenti e dal Sostituto Procuratore La Rosa, che ho avuto modo di conoscere personalmente, il quale non era certo superficiale, ma anche dalle dichiarazioni dei parenti e dei vicini, emerge un quadro dell’uomo, non certo a suo favore e che, tuttavia, non potrà mai giustificare la sua folle ed efferata azione.

Intanto la città esce sgomenta da questa vicenda. Giorni bui, in cui tanti cittadini, in religioso silenzio, si portano, come in una sorta di pellegrinaggio, nella strada che corre sotto l’abitazione del Calderone. Dall’esterno, è visibile la tragedia che si è consumata in tutta la sua integrità, seppur difficile, per non dire impossibile, immaginare quello che è accaduto quella notte all’interno dell’appartamento, se non dagli evidenti segni: i serramenti delle finestre in plastica, sono bruciati e semi-fusi, come pure le pareti del fabbricato, visibilmente annerite dalle lingue di fuoco, che si sono estese sino ai piani superiori.

continua…