Nella mia vita personale e professionale sono abituato a pormi domande più che a darmi risposte. A mio avviso sono le domande ad aprire la mente, a mettere in funzione l’intelletto e a motivare la ricerca mettendoci all’opera, stimolando in noi l’azione. Personalmente le risposte mi hanno quasi sempre lasciato un retrogusto amaro, come una specie di sottile delusione e non hanno quasi mai stimolato in me nulla. Un altro strumento di ricerca e lavoro che ho sempre trovato utile per la mia crescita personale è l’esercizio del dubbio. Forse proprio stimolato da quella sottile delusione delle risposte, degli assiomi e dei dogmi ho sempre messo in discussione ciò che mi veniva detto  ponendomi dei dubbi. Allora oggi con questo articolo vorrei condividere con voi qualche dubbio e qualche domanda su alcuni aspetti di noi esseri umani in questo momento un po’ ibrido, determinato da una parte da un anno di pandemia e dall’altra dalla imminente Pasqua. L’uomo ha ancora qualcosa di spirituale da esprimere? La spiritualità ci riguarda ancora? Che fine ha fatto la dignità dell’uomo? C’è ancora dentro il nostro cuore quell’antico e profondo anelito al Trascendente? Ma soprattutto conosciamo ancora il significato delle parole crescita personale, dignità, spiritualità e Trascendenza? Vediamo innanzi tutto di definire meglio questi concetti così le domande risulteranno più pertinenti e chiare. Per spiritualità si intende quel “qualcosa” di noi che riconosce che non esistono solo la materia, i fatti, le forme, gli oggetti fisici che percepiamo con i nostri sensi. È quel “qualcosa” di noi che percepisce che il mondo fisico è manifestazione tangibile di qualcosa di più profondo, importante, intangibile e Vero. In questo senso ha a che fare con la religione (re-ligo) nel suo significato primario e essenziale di ri-collegare, ri-connettere, ri-congiungere me stesso al mondo spirituale e quindi al senso più profondo di ciò che sono e di ciò che mi circonda. In questa accezione quindi la religiosità sviluppa il così detto “senso del sacro” dell’esistenza tutta, necessario per riconnetterci con la dimensione spirituale, causa prima del mondo manifesto, sensibile e fisico. Questo “qualcosa” di noi si fa sentire nella nostra vita ordinaria in mille modi diversi. Lo può fare attraverso un’esperienza bellissima come quando ci innamoriamo o ci nasce un figlio o un’esperienza tragica come una malattia, un lutto, un cambiamento improvviso e non aspettato, ma anche attraverso delle domande o dei dubbi che si affacciano alla nostra ragione riguardo noi stessi e la vita che stiamo conducendo.

continua…

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