In Italia sono circa 8 milioni gli studenti che siedono tra i banchi di scuola e oltre 1,5 milioni gli studenti universitari. Ogni anno si consumano 425 milioni di pasti, 305 milioni dei quali preparati da imprese e cooperative in appalto. Le lavoratrici e i lavoratori delle aziende della ristorazione collettiva organizzata sono oltre 97mila, il 41% occupati nel settore della ristorazione scolastica e universitaria” (Il Sole24Ore di oggi)

La problematica “coronavirus, con l’avvenuta chiusura delle scuole, ha portato alla luce un problema che riguarda il personale occupato nelle mense scolastiche di tutta Italia.

Si tratta di circa 50.000 lavoratori (oltre 40 nella sola nostra città di Civitavecchia) che, in virtù di un contratto collettivo nazionale, da oggi al 15 marzo (salvo proroghe) non percepiranno retribuzione.

Questo fatto rappresenta la punta di un iceberg, visto che questi lavoratori assunti mediamente con un contratto a tempo indeterminato (la maggior parte a tempo parziale e poche unità a tempo pieno), dalle società che vincono gli appalti del servizio, si trovano, di fatto, con 75/90 giorni di mancata retribuzione ogni anno e di mancata copertura previdenziale, corrispondenti al periodi di vacanze estive.

Ciò significa due cose: la più importante è la mancata retribuzione nel periodo delle vacanze estive e, soprattutto, la perdita di circa 15 mesi di contribuzione ai fini pensionistici (durante il contratto quinquennale con le società che vincono gli appalti) . Questi lavoratori, durante il periodo estivo non possono chiedere l’indennità di disoccupazione, non si possono ammalare perchè non percepirebbero l’indennità di malattia, non maturano ferie e mensilità aggiuntive. Hanno un’unica possibilità: trovare un lavoro regolare, a tempo determinato presso bar, ristoranti, pizzerie. Problema non facile da risolvere perchè questi pubblici esercizi hanno, di norma, personale già programmato.

Lo scrivente, lo scorso anno, con il cambio della società di gestione delle mense scolastiche cittadine, è stato incaricato dalla quasi totalità del personale dipendente di seguire queste problematiche, rilevando, tra l’altro comportamenti non regolamentari della nuova gestione.

Ma il fatto che i lavoratori della ristorazione collettiva delle mense scolastiche non fossero tutelati, per legge e per contratto collettivo nazionale, nei periodi estivi di chiusura delle scuole, è venuto quasi subito dalla lettura delle numerose pagine dedicate alla “ristorazione collettiva” del vigente contratto nazionale dei pubblici esercizi.

Su questo problema, che potrà essere risolto definitivamente solo con interventi legislativi nazionali, la scorsa estate, ho chiesto un incontro con un parlamentare del territorio che conosco da anni. Incontro che, purtroppo non è avvenuto malgrado un appuntamento già concordato.

Mi auguro che la problematica “coronavirus” che ha ufficialmente portato all’attenzione la problematica di 50.000 lavoratori italiani (poco meno della popolazione residente nella nostra città), possa portare i sindacati confederali ed i politici locali ad affrontare e risolvere una pesante “ingiustizia” nei confronti dei lavoratori della ristorazione collettiva scolastica.

5 marzo 2019

Gianfranco Forno

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