(continua dall’edizione precedente)

Dicevo dei criminali seriali che agiscono in ambito sanitario. Già, nel mondo e nel tempo, non ne sono mancati. Alcuni ho avuto modo di esaminarli, altri mi riservo di farlo nel prossimo futuro, mediante le mie continue ricerche e studi.

Josef Mengele, ne è un “illustre” rappresentante. Il medico capo del campo di concentramento di  Auschwitz, che attendendo ogni giorno l’arrivo dei treni dei deportati alla banchina del campo, decideva su due piedi chi uccidere con un colpo di pistola alla nuca, chi mandare alla camera a gas, chi ai lavori nel campo e chi invece sottoporre ad atroci e quanto mai inutili esperimenti medici, effettuando brutali operazioni chirurgiche ed iniettando loro farmaci letali.

Mengele, si è macchiato di centinaia e centinaia di orridi omicidi, mostrando un carattere bipolare, a seconda delle circostanze e senza avere alcuna empatia con le sue povere vittime, in una sorta di riscatto e probabile compensazione dell’educazione rigida e dell’indifferenza ricevuti da parte dei suoi genitori nella sua prima infanzia.

Marcel Petiot, il medico francese che somministrava massicce dosi di oppiacei ai suoi pazienti, per indurli alla dipendenza con lo scopo di aumentare le visite e di conseguenza, i suoi guadagni.

Come pure Jane Toppan, l’infermiera di Boston, che con modi analoghi, approfittando della sua posizione, in strutture ospedaliere, somministrava morfina ed altri farmaci in dose massicce ai suoi pazienti, che divenivano letali, divertendosi prima della loro morte, ad osservarne gli effetti, per poi trovare piacere, sembra anche sessuale, quando assisteva agli esami autoptici dei cadaveri.

Nel caso di Cazzaniga, le cose non sembrano differire di molto. Medico, vice primario presso una struttura ospedaliera, con persone sottoposte, che probabilmente nel più dei casi, per indifferenza o per paura di ritorsioni sul lavoro, ma anche per salvaguardare il buon nome dell’ospedale, evitavano per così dire di vedere, continuando a farsi i fatti loro.

In proposito, proprio Carlo Basilico, legale di Clelia Leto, l’infermiera grande accusatrice del Cazzaniga, durante le fasi del dibattimento, ha rammentato le  “minacce gravi e continuate nei suoi confronti da parte di Cazzaniga” , ricordando le frasi   “volgari, provocatorie e sgradevoli”, proferite nei confronti della sua assistita.

Una bella, anzi no, molto brutta storia di malasanità, che si è consumata in una struttura dove al tempo, si doveva avere davvero il terrore a finirci ricoverati.

Cazzaniga, un criminale del genere organizzato o disorganizzato?

(continua nella prossima edizione)

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