Questa volta non potevo fare a meno di esaminare un caso di scottante e quanto mai inquietante attualità, che ha sconvolto le nostre coscienze, avvenuto in uno dei più grandi e più densamente popolati comuni del varesotto. Centro che vanta un rilevante passato industriale, di cui ne sono ancora oggi illustri esponenti, seppur con produzioni emigrate in altre località, marchi come la Isotta Fraschini, azienda leader produttrice di motori per aerei, treni e per altri grandi utilizzi e la Lazzaroni, nota industria dolciaria.

Ora, fatto un brevissimo cenno del luogo, veniamo ai fatti.

Era il 30 novembre del 2016, quando le agenzie di stampa divulgano la notizia, dando    ampio spazio sulle cronache dei media, ad un’inchiesta giudiziaria, iniziata parecchio tempo prima a seguito della denuncia di un infermiera del pronto soccorso, tale Clelia Leto, presentata ai carabinieri di Busto Arsizio, in ordine ad alcuni decessi sospetti, che erano avvenuti in provincia di Varese, nell’ospedale di Saranno.

In particolare la donna, riferisce alle autorità in merito ad una sorta di regola, denominata “Protocollo Cazzaniga”, che consiste nella somministrazione in sovradosaggio di particolari farmaci ad alcuni pazienti anziani che sono ricoverati a Saronno, portatori di determinate patologie.

Il comunicato riporta, che il giorno precedente è stato arrestato un medico ed un’infermiera che lavorano presso il nosocomio e che risultano inoltre indagate altre 14 persone.

I dettagli dell’inchiesta, denominata “Angeli e Demoni”, non sono ancora molto chiari, ma la Procura della Repubblica che conduce l’inchiesta, conferma che tra i vari metodi e mezzi utilizzati per l’espletamento delle indagini ed utili a raccogliere fonti di prova, sono stati impiegati anche strumenti quali le intercettazioni telefoniche e quelle ambientali.

Le accuse sono molto gravi e pesanti: un medico ed un’infermiera sono ritenuti responsabili della morte di almeno 5 persone.

I pazienti, erano stati ricoverati nell’ospedale di Saranno, con la presenza, nella maggior parte dei casi, di patologie avanzate e comunque di una certa importanza.

Si tratta di un medico anestesista di 60 anni, Leonardo Cazzaniga, originario di Milano e residente a Lomazzo, nella provincia di Como, che lavora da parecchi anni presso l’ospedale di Saronno ed in servizio sino a qualche tempo prima, presso il pronto soccorso della stessa struttura sanitaria.

Dopo una lunga indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio e  condotta dal reparto operativo dei carabinieri di Saronno, viene formulata la pesante accusa nei confronti del medico, di aver somministrato, massicce dose di sostanze anestetiche, unitamente ad altri farmaci, causando per questo la morte di 5 pazienti.

Mentre per l’infermiera 40enne, quella di aver pianificato e commesso, unitamente al Cazzaniga, con il quale è legata da una relazione sentimentale, l’omicidio del di lei marito, con il fine di togliersi di torno un impedimento divenuto ormai scomodo e d’intralcio, allo stesso rapporto affettivo.

Dalle indagini emergono in particolare cinque date, comprese tra il febbraio 2012 ed il mese di aprile 2013, in cui ad altrettanti pazienti, di età compresa tra i 69 ed i 93 anni e tutti portatori di serie patologie, sarebbero state somministrate massicce dosi, anche combinate tra di loro, di farmaci neurolettici, ansiolitici, oppiacei, anestetici ipnotici, costituendo micidiali e letali cocktails.

Dalle testimonianze raccolte nel nosocomio dagli investigatori, sembra che il Cazzaniga, quando circolava nei corridoi della struttura, amava farsi appellare con il nome di “Dio” ed anche con quello di “angelo della morte”. Appellativi che non risparmiava di ripetere neanche innanzi ad i suoi pazienti, aggiungendo in altri casi, in un evidente stato di delirio di onnipotenza, le seguenti frasi: “Con questo paziente dispiego le mie ali dell’angelo della morte” o, “Io sono dio”.

Utilizzando in altre ulteriori circostanze, in particolar modo nei confronti di malati anziani e portatori di patologie di una certa rilevanza, quello che lui aveva definito e chiamava il “protocollo Cazzaniga”, che secondo gli inquirenti, consisteva proprio nella somministrazione massiva di quei farmaci cui appena  dietro ho fatto menzione.

(continua nella prossima edizione)

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