(continua dall’edizione precedente)

Ma eccoci giunti al 27 gennaio del 2020, quando la Corte d’assise di Busto Arsizio, emette il verdetto di condanna nei confronti dell’ex medico vice primario dell’ospedale di Saronno: ergastolo più tre anni di isolamento diurno per il riconoscimento di dodici dei quindici omicidi volontari che gli erano stati ascritti nell’ambito dell’inchiesta “Angeli e Demoni”.

Nel tardo pomeriggio, dopo sette ore di camera di consiglio, Renata Peragallo, Presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, legge il dispositivo emesso, mentre il medico l’ascolta rimanendo impassibile.

Seppur nell’estremo tentativo finale dell’ex medico di tentare di spiegare il suo agire da padrone della vita e della morte, giustificandolo con il solo scopo di voler lenire alle sue vittime  “morti disumane e violente”.

Secondo la Corte, Cazzaniga avrebbe applicato il suo protocollo a dieci pazienti che avevano avuto accesso al pronto soccorso, nel periodo compreso tra il 2011 ed il 2014.

Per l’accusa, Cazzaniga è responsabile della somministrazione ad anziani portatori di serie patologie, di massicce e micidiali dosi di particolari farmaci, quali morfina, sedativi ed anestetici, al di fuori dei normali protocolli sanitari e delle linee guida scientifiche. Mentre, a parere della difesa, solo una sorta di angelo che tentava di alleviare il dolore patito dai suoi malati terminali.

Gli altri due omicidi attribuitigli, sono riferiti all’uccisione di Massimo Guerra, ex marito della sua amante e del di lei suocero, Luciano Guerra; scagionato invece dall’accusa di aver ucciso Maria Rita Clerici, madre della stessa Taroni.

Un ospedale di provincia modello quello di Saronno, se non fosse stato, oltre per questa orrida vicenda, anche per l’emersione durante le fasi delle indagini e processuali, di uno scenario di omertà e complicità, che ha visto coinvolti a titolo diverso, vari soggetti, tra i quali il personale sottoposto al medesimo sanitario ed i medici della commissione interna, che avevano avuto il compito di indagare sulle morti sospette, senza che questa avesse intrapreso alcun provvedimento, probabilmente anche con lo scopo di evitare di screditare la struttura.

La Corte, ha inoltre proceduto a dichiarare l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e cinque dalla professione medica al Cazzaniga, riconoscendo inoltre ai familiari delle vittime, quasi un milione di euro di risarcimenti.

Tuttavia il farneticante delirio di onnipotenza, non finisce qui, tanto che Cazzaniga, in occasione delle sue dichiarazioni spontanee, rilasciate prima della sentenza, afferma: “Pur nella acuta consapevolezza d’essere imputato di 14 omicidi volontari, quindi un “demonio”, un “killer spietato”, ribadisco di non aver mai agito come Lady Macbeth suggerì al consorte”,  “So che oggi può essere il giorno della dura catastrofe”.

Aggiungendo una lunga serie di ringraziamenti ai suoi difensori, così dicendo:  “avere intrapreso un percorso titanico con straordinaria arguzia e certosina pazienza” e di “avere dato credito alla verità del mio agire come essere umano”.

Ed ai giudici: “per avermi permesso di andare a casa in un momento delicato”, riferito al settembre scorso, quando venne a mancare sua madre.

(continua nella prossima edizione)

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