Una scelta incomprensibile, economicamente miope quanto dannosa per l’ambiente, quella dell’amministrazione Tedesco di revocare la raccolta differenziata porta a porta in zona 2, comprendente, vale la pena ricordarlo, i quartieri che praticano tale modalità di raccolta fin dal 2008, ovvero Boccelle, Aurelia e Cappuccini.
Un atto di vera e propria inciviltà elevata a sistema.
Potremmo ricordare che l’unica modalità di raccolta differenziata che, in contesti urbani simili a Civitavecchia, produce risultati superiori al 70% è quella porta a porta e che tale diversificazione tra le zone della città ridarà vita al triste fenomeno della trasmigrazione dei rifiuti da una zona ad un’altra producendo quegli indegni cumuli di spazzatura attorno ai cassonetti che pensavamo relegati nei brutti ricordi.
Potremmo ricordare che appena un mese fa, la Regione Lazio, con nota 29413/2020, nello specificare i criteri a cui attenersi per la raccolta dei rifiuti durante la fase emergenziale, raccomandava che “… Le autorità competenti ed i gestori locali non modifichino le modalità attuali, questo anche al fine di non rendere più gravosa ai fini impiantistici e ambientali”.
Ma, in questa fase, vogliamo evidenziare che la raccolta dei rifiuti è servizio economicamente autonomo, le cui spese sono interamente coperte dai cittadini con il pagamento della Tari e, in questo primo avvio della raccolta porta a porta, dal contributo della Città Metropolitana (ex Provincia) di oltre 2.000.000 di euro. Un contributo, però, basato sui contenuti dell’Accordo esecutivo rep. n. 14/16 del 06.09.2016 sottoscritto tra Città Metropolitana e Comune di Civitavecchia, che stabilisce l’estensione della raccolta differenziata con la modalità del “porta a porta” sull’intero territorio comunale e la cui erogazione a saldo che può essere richiesta solo dopo dodici mesi dall’attivazione del progetto di raccolta integrata dietro presentazione di specifica documentazione, è proporzionale ai risultati di raccolta differenziata raggiunti.
Modificare le modalità di raccolta in violazione di detto Accordo e senza comunicarlo preventivamente alla Città Metropolitana, come prescritto dallo stesso, comporterà la non erogazione di detto contributo.
La volontà di andare al “superamento” di tale modalità per giungere verso quella che, usando un contraddizione in termini, viene definita “raccolta differenziata su sede stradale”, rappresenta un triste ritorno indietro ai cassonetti stradali, poeticamente definite in alcuni atti dell’amministrazione Tedesco, quali “isole ecologiche stradali informatizzate”, con i facilmente immaginabili effetti di diminuzione delle quantità di rifiuti differenziati ed un conseguente aumento di quelli indifferenziati.
Per dare un’idea del danno ambientale che sarebbe causato dal passaggio al sistema stradale nella “Zona 2” con un’inevitabile abbassamento delle percentuali di raccolta differenziata, bisogna considerare che nel periodo giugno-dicembre 2019, con il territorio cittadino integralmente servito con raccolta porta a porta, Civitavecchia ha avviato a smaltimento oltre diecimila tonnellate di rifiuti in meno rispetto allo stesso periodo del 2018, attestandosi su una media di 613 tonnellate al mese rispetto alle 2068 del 2018, nonostante l’assurda soppressione di un giorno di raccolta della plastica. Anche solo mantenendo tale media, che, in realtà, dovrebbe essere auspicabilmente migliorata con il perfezionamento del porta a porta e l’introduzione della tariffa puntuale, nel 2020 Civitavecchia produrrebbe poco più di 7000 tonnellate di rifiuti indifferenziati a fronte delle 25.000 avviate a smaltimento nel 2018. Lo sciagurato passaggio al sistema stradale nella “Zona 2” farebbe salire almeno di tremila tonnellate la produzione di rifiuti indifferenziati con il conseguente danno per l’ambiente e un incremento di costi per lo smaltimento che si può calcolare in circa mezzo milione di euro.
È inutile sottolineare, inoltre, come quanto sopra esposto, oltre a rappresentare un grave passo indietro nelle politiche ambientali del territorio, già gravemente compromesso dalla presenza di importanti fonti inquinanti, si configuri come un vero e proprio danno all’erario pubblico vanificando quanto investito nella campagna di comunicazione, e più in generale, quanto investito nell’intero progetto, attraverso l’acquisizione di automezzi e contenitori dedicati alla raccolta “porta a porta”.
Vale ricordare, inoltre, che ogni ipotetico, e irrealistico, risparmio sui costi del servizio rifiuti, non può, per legge, essere utilizzato per sanare il deficit di altri servizi gestiti da CSP. E su questo, sia chiaro, vigileremo attentamente.
Un atto, quindi, incomprensibile quanto dannoso sotto l’aspetto ambientale, socio culturale,
economico e, non ultimo per importanza, occupazionale, che può trovare quale unica motivazione il voler creare ad arte l’esigenza di impianti di trattamento impattanti sul territorio e nel voler dimostrare ome la privatizzazione sia l’unica scelta possibile.
Un atto che rappresenta un oltraggio ad una comunità già offesa da decenni di devastazione ambientale e che, nell’avvio della raccolta porta a porta, aveva trovato uno suo scatto di orgoglio e dignità, di cui ovviamente chiediamo l’immediato ritiro.
Non consentiremo ad alcuno di riportarci indietro nella storia.
Civitavecchia, 2 maggio 2020
FORUM AMBIENTALISTA Civitavecchia

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