Emilio Barbarani, ed Mursia.
Salvador Guillermo Allende Gossens vince le elezioni politiche in Cile il 4 settembre 1970.
Nixon, La CIA, la ITT e Kissinger sono preoccupati per il possibile cambio di regime in senso Marxista-Cubano.
Il Generale Schneider, Comandante in capo dell’esercito cileno, muore il 25 ottobre 1970 dopo tre giorni di agonia per le ferite
riportate in un attentato il 22 ottobre. Salta così la cd “dottrina Schneider “ di non ingerenza dei militari cileni nella vita politica
del paese e di rispetto della costituzione. Secondo la commissione Church (1975) fu l’ufficiale addetto militare degli Stati
Uniti in Cile, Paul Wimert (che confermò e successivamente dichiarò: “Mi vergognavo di me stesso tanto che odiavo guardarmi
allo specchio per farmi la barba”) , a consegnare i mitra ai tre attentatori che lo uccisero, i “signori” J.L.B.Cerda, D. I. Menèndez
e J. Melgoza Garay.
Il suo successore, Generale Prats, il 27 giugno nel 1973 viene provocato con un abile manovra.
In seguito alle dure polemiche che ne scaturiscono, il 22 agosto 1973 si dimette. Due ufficiali lealisti lo seguono. Via libera.
Più nessun militare “costituzionalista” in vista. L’11 settembre 1973 c’è il Golpe. Muore Allende.
Il 15 settembre 1973 Prats si autoesilia (Morirà il 30 settembre 1974 a Buenos Aires, saltando in aria con la sua auto assieme a sua moglie; come morirà il 21 settembre 1976 a Washington, assieme alla sua assistente, Orlando Letelier del Soalr, ministro
della difesa del governo Allende; mentre si salverà Bernadro Leighton, democristiano e oppositore del regime, ferito  gravemente il 5 ottobre 1975 a Roma). Poche righe per tratteggiare il contesto nel quale la storia viaggia.
E viaggia bene, perché Barbarani scrive in modo leggero e veloce. E’ il 1974 e il Governo Italiano (Governo Moro..) non
riconosce la Giunta di Pinochet (Bene). L’Ambasciata d’Italia concede asilo ai rifugiati politici (Ottimo). L’Ambasciata
d’Italia ha il più alto numero di rifugiati politici di Santiago (Eccellente!).
L’Ambasciata d’Italia tiene alto il nostro nome, il nome di tutti i cittadini di questo martoriato, sgangherato e amato paese. Memorie ricche di aneddoti, memorie che negli ultimi capitoli prendono un ritmo serrato e avvincente. Un’accelerazione
storico-spionistica in grado di incollare il lettore alla poltrona e lasciarsi dietro anche (a volte trascurabili) dettagli di
cene e cenette con funzionari e avvenenti signore e signorine. Uno svelare le cose dietro le apparenze, un rompere gli specchi nel gioco degli specchi: Lumi Videla uccisa per screditare l’Italia? Per una lotta tra spie? Non dimenticherò facilmente
Sotomayor, Fontecilla, Wanda, Paula, Maruja, il colonnello K., Ramirez Montero, il Giudice Araya, il sig. Genovese, i tre
“Miristi”, Padre Salas , Roberto Kozak, i carabineros di guardia. Emilio Barbarani era giovane, era un funzionario del nostro
paese in Cile. L’ambasciatore si chiamava Tomaso de Vergottini e sua moglie Anna Soia. Questi nomi, invece, (assieme a quello
della bella, giovane e idealista Lumi Videla, vittima emblematica di quel periodo) non li dimenticherò mai; credo appartengano
a quella parte del nostro paese che ancora ci permette di andare a testa alta per il mondo. Un paese che accoglie tutti, che
riesce a cogliere l’essere umano in qualsiasi creatura varchi i suoi confini, una terra che ci fa essere all’avanguardia anche se
non ce ne rendiamo conto. All’avanguardia nell’amore e nel rispetto per il prossimo, ovviamente.
Credo proprio che, un grazie da tutti noi, quei nomi, lo meritino.

 

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