In natura gli esseri viventi sono attenti ai cambiamenti perché essi vogliono spesso dire pericolo! Ma cambiamenti rispetto a cosa? Ad uno stato psicofisico di quiete, di tranquillità, di pace. Noi esseri umani lo chiamiamo benessere. A livello strettamente psicologico, quindi, abbiamo un sistema di controllo che misura i nostri cambiamenti d’umore e di stati d’animo. A volte li ricerchiamo perché possono essere piacevoli. Certe emozioni, seppur forti, sono percepite come gradevoli e belle. Pensiamo all’amore, al rischio o quando vediamo un film horror o thriller o andiamo ad un concerto. Possiamo dire con Origene che il Paradiso, dove tutto è pace e perfezione, può annoiare, anche se di fondo lo cerchiamo. Qual è il limite? Cosa differenzia il piacere del dolore e della paura dalla patologia? Tradizionalmente i veleni dell’anima sono tre: la brama, l’odio e l’ignoranza. Vediamo ora di analizzare sinteticamente questi aspetti per la nostra riflessione.
-Il desiderio è un aspetto sano della vita, che ci spinge all’azione per il raggiungimento del piacere, anche se l’azione comporta rischi e fatiche e quindi ci turba e, dopo aver conquistato il piacere, abbiamo paura di perderlo e il bisogno di ritrovarlo. La brama è l’aspetto malato. Essa ci spinge costantemente e ossessivamente verso l’oggetto o verso il piacere da esso procurato rendendoci schiavi e invidiosi degli altri.
-La rabbia è un’emozione sana, serve a segnalarci uno stato di frustrazione e, se orientata bene, ci spinge a riprenderci ciò che ci appartiene o ad allontanare pericoli e minacce. L’odio, invece, è uno stato profondo e pervasivo del nostro essere che rapisce la nostra mente e la fissa su qualcosa o qualcuno che vogliamo annientare o distruggere. E’ una specie di possessione che attanaglia la nostra vita interiore, tutto il nostro essere e ci rende simili a bestie feroci, incapaci di giudizio critico e di analisi della realtà. L’odio è un demone dell’inconscio che pensa, vuole, prova e agisce al posto nostro rovinando la nostra umanità.
-non possiamo sapere tutto, non siamo Dei né abbiamo poteri sovrannaturali. Un uomo, per quanto si applichi e sia intelligente non può arrivare a possedere tutto lo scibile. Questo è un dato di fatto. Un vita non basta di certo! Il non sapere tutto ci pone come bambini di fronte alla novità e alla sorpresa, ci rende curiosi e liberi dalle responsabilità. È un dono non sapere tutto, ci si sente leggeri e in viaggio verso una conoscenza da scoprire. Ma questo non ci esime dal formarci una cultura generale, dall’approfondire qualcosa che ci interessa, dall’informarci sulle cose e dall’apprendere dall’esperienza. Non sapremo mai tutto, ma quel tanto che basta per renderci persone evolute, civili e intelligenti è nostro interesse acquisirlo. La persona ignorante, che vive soltanto degli aspetti materiali della vita, l’arrogante, il prepotente, il maleducato e l’egoista che pensa solo alle sue cose offendendo e non curandosi degli altri è un piccolo uomo, un meschino. Un conto è non sapere le cose e avere il desiderio di conoscerle, altra cosa è non sapere niente e restare poveri dentro. Queste persone sono uomini natura e pericolosi perché parlare con loro non serve a niente ed è deprimente. La salute non sta mai agli estremi. L’opposto della brama è assenza di desiderio, l’opposto dell’odio è vulnerabilità totale, l’assenza di ignoranza è la sapienza. Queste due dimensioni segnano in negativo la vita e muovono verso la patologia. La verità, come sempre è nel mezzo, nel desiderio e nelle emozioni che ci portano vitalità e nella conoscenza di sé e del modo, nell’esperienza conoscitiva che ci fa evolvere in consapevolezza e verità.

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