Un cippo lo ricorda.

Un “insolito” cippo fotografato da Angela Ceccarelli, mi concede l’occasione di trattare dell’antico confine tra le tenute di Stigliano e Rota nei Monti della Tolfa. Il castello di Rota, di origine medioevale, nel XVIII secolo comprendeva una vasta area di 661 ettari, con le località dette di Seccareccio, Pascolare Cerasolo e San Pietro. I Lepri, che nel 1766 avevano ottenuto da papa Clemente XIII il titolo marchionale, erano i concessionari dell’appalto per l’ allume di Tolfa, nel periodo che spaziò dal 1775 al 1787; fu così che Giuseppe Ambrogio Lepri, nel 1789, decise di acquistare il feudo, ottenendo lo stesso anno, da papa Pio VI, il titolo di marchese di Rota, questa nobiltà, ascritta nel 1843 al patriziato romano, è ancora oggi proprietaria della struttura. Nel 1670 Emilio Bonaventura Altieri salì al soglio pontificio con il nome di papa Clemente X e acquistò Monterano, Canale, Montevirginio, Oriolo e Vejano, per donarli ai nipoti adottivi Angelo e Gaspare Paluzzi Altieri degli Albertoni, il primo divenne duca di Monterano, il secondo principe di Oriolo e Vejano, nel 1671, per ragioni storiche, anche la tenuta di Stigliano entrò a far parte del feudo di Monterano, con le sue terme romane (Aquae Apollinares) ricche di acque idrotermali. Da quel momento fu sempre necessario per gli Altieri definire i confini di Stigliano con i proprietari confinanti di Rota. Quando i Lepri acquistarono il feudo di Rota, allora Emilio Carlo Altieri IV era principe di Oriolo, si dovette procedere alla sostituzione dei cippi di confine, realizzati con pietra sedimentaria aluminosa, ma gli stemmi nobiliari erano elaborati per dei semplici cippi di confine, così si procedette, come era abitudine, ad una “stilizzazione”. Il lato verso Rota, dei Lepri, ebbe l’iniziale “L” sormontata dalla corona marchionale, giacchè l’arma era definita d’azzurro alla lepre corrente al naturale sopra un terrazzo di verde sostenente un’aquila di nero coronata d’oro, mentre il lato verso Stigliano, degli Altieri, ebbe l’iniziale “A” sovrastata da una croce a otto punte, in quanto l’arma era detta d’azzurro a sei stelle d’argento a otto punte disposte tre, due, uno con filiera inchiavata d’azzurro e d’argento. Gli Altieri ad un certo momento non possederanno più Stigliano questo nei secoli comportò la rimozione dei cippi, ma questo conservatosi fino ai giorni odierni è una testimonianza storica significativa di due famiglie nobiliari che si avvicendarono nel territorio dei Monti della Tolfa.
G. STRACCI- SSC

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