A Civitavecchia, esternamente le terme della Ficoncella, da decenni lungo il declivio del poggio, un singolare sperone di travertino artificialmente intagliato è indicato come Ara della Ficoncella per questo suo aspetto somigliante ad un rudimentale altare, è un artefatto umano realizzato per deviare il flusso della polla sorgiva di acqua idrotermale oggi estinta, l’acqua si riversava ai suoi piedi in una cavità artificiale, ad eccezione del folclore locale una datazione è attualmente impossibile, vista l’assenza di qualsiasi indagine.

Le ipotesi di Archeoetruria sono sempre state due, che tengono conto della  volontà di deviare il corso dell’acqua, un utilizzo del vicino edificio di età romana, edificato nel I-III secolo, muratura in vittato misto e pavimento in opus sectile, distante solo 20 metri, oppure per la fabbricazione della calce spenta, prodotta dai due forni posti più a valle, datati rispettivamente al XVI-XVII secolo e XIX secolo.

Al di là della sua datazione e funzione tale incontestabile artefatto umano meritava un catasto per essere protetto da vincolo archeologico-paesaggistico, Archeoetruria si è sempre mossa in tal senso portando alla conoscenza pubblica tale singolare struttura e alla fine la nostra voce è giunta all’orecchio del geologo dott. Paolo Sammuri che ci contattò durante le sue ricerche sulle cave di travertino della Ficoncella, anticamente denominato alabastro di Civitavecchia, l’ha così inserito nelle Memorie della Carta Geologica d’Italia del 2021 e finalmente la nostra Ara, qualunque funzione avesse, è al sicuro.

Glauco Stracci – Archeoetruria

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