Si è tenuto oggi presso l’Università della Tuscia il seminario dal titolo “Il terrorismo e le sfide alla sicurezza regionale e internazionale” tenuto dall’On.le Andrea Manciulli, Presidente della delegazione parlamentare italiana presso la NATO, studioso di Storia Militare e relatore presso la camera dei deputati del DL recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo; nel 2016 è stato relatore della Legge-quadro sulle missioni internazionali ed è uno dei primi firmatari della proposta di legge, presentata alla Camera, sulle misure per il contrasto alla radicalizzazione e all’estremismo jihadista.  L’On.le Manciulli per l’Assemblea NATO è relatore del rapporto sul terrorismo di matrice jihadista intitolato “Daesh: La sfida alla sicurezza regionale e  internazionale”, presentato e approvato all’unanimità al seminario congiunto del gruppo Speciale Mediterraneo e Medio Oriente (GSM) e della sottocommissione per le Relazioni Economiche Transatlantiche. Il seminario è stato aperto dai saluti del prof. Alessandro Ruggieri rettore dell’Università della Tuscia, dall’introduzione della Prof.ssa Flaminia Saccà, presidente del corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali. Al seminario hanno partecipato anche il prof. Alessandro Mechelli, Direttore del Dipartimento Economia e Impresa il Comandante della Scuola Sottufficiali dell’Esercito, Generale di Brigata Gabriele TOSCANI DE COL e il Comandante della Scuola Marescialli dell’Aeronautica Militare e dell’Aeroporto di Viterbo colonnello pilota Roger  Michele VAI, oltre ad una rappresentanza degli ufficiali delle rispettive Scuole.  Davanti ad una platea di 250 allievi marescialli dell’Esercito e dell’Aeronautica, l’On.le Manciulli ha illustrato la nascita, il contesto e l’evoluzione del terrorismo internazionale, le differenze tra Al Qaeda e Daesh. Ha spiegato in maniera estremamente efficace come il terrorismo si insinui negli “spazi vuoti” sia dal punto di vista geopolitico che geografico. Ovvero nei territori ad alta instabilità politica, dove le strutture statali, politiche e militari sono deboli. Ma anche, all’interno delle società occidentali, in quelle sacche di alienazione sociale nelle quali le giovani generazioni soprattutto, non trovano uno sbocco adeguato alle loro legittime aspirazioni di vita, dove l’integrazione è venuta meno. I rischi, ha spiegato l’On.le, sono oggi molteplici, derivanti dall’evoluzione dell’organizzazione terroristica che da un lato punta a farsi stato, anzi “potenza” che le altre potenze internazionali un domani – nelle intenzioni dei suoi fautori -non potranno più ignorare, dall’altro mira a indebolire l’Occidente con attacchi terroristici, anche di singoli individui difficili da prevedere. Da ultimo si avvale, forse per la prima volta nella storia del terrorismo, di una grammatica comunicativa estremamente moderna, che utilizza mezzi e “codici” visivi anche molto occidentali, come ad esempio è il caso dei brevi video di propaganda diffusi nella rete, o l’uso dei social networks per rappresentarsi e per reclutare. Questa evoluzione del terrorismo comporta necessariamente anche un’evoluzione dei metodi di contrasto e di intelligence. Sarà sempre più importante, ad esempio, il lavoro da svolgersi sul piano della comunicazione e dei mondi digitali.

 

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