CIVITAVECCHIA – «Abbiamo presentato una mozione per porre all’attenzione la necessità di sanare e riqualificare le cosiddette “zone compromesse”, un problema che si trascina da oltre vent’anni. La periferia della città di Civitavecchia, infatti, ha sviluppato spontaneamente nel tempo un’edilizia residenziale nelle zone agricole immediatamente adiacenti ai confini del P.R.G., dando luogo a insediamenti fuori da qualsiasi criterio urbanistico, privi di infrastrutture (acquedotto, fognature, viabilità, ecc.) sufficienti per sopportare i carichi insediativi degli ultimi anni. Senza ripercorrere i motivi di tale fenomeno che attiene essenzialmente all’incapacità storica di governare le necessità di realizzare una prima abitazione ai cittadini italiani quale bisogno primario di diritto in costanza di una inerte e latitante azione di disciplina propositiva da parte delle Istituzioni. Questa mancata pianificazione ha lasciato all’iniziativa dei singoli la “soluzione” del problema. Il cosiddetto abusivismo di “necessità” ha, poi, trovato collocazione in una serie di iniziative legislative sia statali che regionali per ricondurlo alla legittimità e ai parametri di tutela e di civiltà, mediante azioni mirate di recupero sociale e collettivo di frange di popolazione costituite da cittadini che, nei loro insediamenti, risultavano e risultano emarginati dal contesto urbano e dei servizi minimi che la Legge e la Costituzione avrebbero l’obbligo di assicurare. Gli strumenti normativi per procedere a tale sutura e dicotomia tra cittadini residenti e costituenti la collettività socio-economica del Comune di Civitavecchia sono stati emanati sia dal legislatore nazionale e sia da quello regionale. Fondamentali sono le disposizioni in materia riportate dalla Legge 47/1985, articolo 29 e dalla legge della Regione Lazio n. 28 del 02/05/1980. Tali provvedimenti erano tesi, visto il tempo trascorso, al recupero dei nuclei abusivi e alla riqualificazione del territorio. Si riporta la disposizione della legge regionale n. 28/1980 (Norme concernenti l’abusivismo edilizio e il recupero dei nuclei sorti spontaneamente): “Il Consiglio Comunale entro 4 mesi dall’entrata in vigore della presente legge delibera il programma,  le iniziative e i mezzi per l’adempimento delle attività di cui al precedente art.1- omissis – le attività di cui al precedente art 1 debbono essere completate entro 15 mesi dall’entrata in vigore della presente legge” (13.05.1980).
La mozione si prefigge di dare l’indirizzo politico agli uffici, rivedere la materia e verificare attentamente le norme in vigore e riproporre correttamente la problematica alla Regione Lazio, recependo le raccomandazioni formulate con la nota del 12 aprile 2001 prot 8302 in merito alla Delibera del Consiglio Comunale del 16 settembre 1997 n 170.
Ora è del tutto evidente che una Variante Speciale per il Recupero dei Nuclei Abusivi e la Riqualificazione del Territorio debba essere proposta con una perimetrazione corretta e celere, dopo quarantaquattro anni, come prescritto dalla legge regionale 28/1980 e 47/1985. Le aspettative di una parte consistente di cittadini che ripongono fiducia nelle Istituzioni  e nella corretta applicazione della legge devono poter esser onorate.
I nuclei abitati periferici da connettere sono le zone:

            ° Casaletto Rosso;
            ° Campo dell’Oro alto;
            ° Bandita delle Mortelle;
            ° S. Liborio:
            ° Belvedere;
            ° Molacce;
            ° La Madonnella;
            ° Braccianese Claudia;
            °Vigna Carlevaro;
            ° Punton dei Rocchi-Poggio elevato;
            ° Punton dei Rocchi-Frassinello;
            ° La Scaglia;
            ° Campo Reale:
            ° Boccelle Alte.

L’iniziativa passa attraverso una capillare verifica della loro recuperabilità, secondo i parametri di legge e regolamento, per essere ammesse alla successiva fase di connessione all’organismo urbano e per acquisire aree destinate a standard urbanistici o alla viabilità pubblica, contenendo il tessuto urbanizzato in maniera da salvaguardare le aree agricole ancora integre. È del tutto evidente che all’esito della verifica su indicata saranno ammesse tutte o solo in parte quelle zone che siano strettamente qualificabili come “nuclei spontanei” e non altre, la cui assimilazione non sarebbe ammessa dalla legge.
I tempi sono maturi per riprogettare il percorso amministrativo, applicando il criterio dell’equiparazione delle aree ai nuclei urbani da riqualificare e da integrare con i servizi quantitativamente e qualitativamente adeguati, attraverso la perimetrazione delle aree catastali per recuperare quei lotti “residuali” interclusi e assicurare stesse potenzialità edificatorie di coloro che ne hanno usufruito in regime di condono edilizio.
L’approvazione di quanto sopra porterà senz’altro a migliorare la qualità della vita ed aiutare lo sviluppo economico e sociale delle centinaia di famiglie interessate dal provvedimento ed indirettamente di tutta la città». Così il consigliere Pasquale Marino (Gruppo Lega).

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