Dopo il nula di fatto rusltato dall’incontro con il presidente Musolino la richiesta di incontro urgente a Salvini e Rixi: “Il costo dell’allungamento della diga non deve essere a carico degli operatori, fondi da reperire altrove”.

CIVITAVECCHIA – (Shipping Italy). “Un triste e quanto mai dannoso primato tra i porti nazionali”.

È quello che raggiungerà ilporto di Civitavecchia a gennaio, quando l’aumento dell’aliquota della sovrattassa sulle merci ufficializzato recentemente dall’Autorità di sistema portuale laziale presieduta da Pino Musolino, “porterà il totale a 2,5 euro” (a tonnellata), secondo quanto denunciano quattordici aziende e associazioni attive nel porto laziale (Traiana, Compagnia portuale Civitavecchia, Minosse, Cfft, Roma Terminal Container, Roma Cruise Terminal, Cilp, Roma port service, Asamar, Consorzio Autotrasporti Civitavecchia, Spedimar, Ant. Bellettieri, Ipc – Revello, Cpr) in una lettera indirizzata al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e al viceministro, Edoardo Rixi, per richiedere un incontro urgente, dopo, evidentemente, quello andato a vuoto o dai risultati non soddisfacenti con Musolino.

La tesi degli operatori esposta al Ministero è nota: l’Autorità di sistema portuale ha redatto un piano infrastrutturale particolarmente oneroso da finanziare con risorse del fondo complementare al Pnrr così che, dei quattro interventi finanziati, l’opera ritenuta più importante dagli operatori, l’allungamento della diga antemurale Colombo, è rimasta parzialmente scoperta dopo che i costi sono lievitati in un anno dai 61 milioni di euro preventivati nel giugno 2022 ai 106 messi a base di gara alcuni mesi fa (procedura sospesa proprio per l’incapienza dei fondi) e malgrado l’Adsp oltre a 26,6 milioni abbia ottenuto anche 33,6 milioni dal Fondo per l’avvio delle opere indifferibili.

Per coprire il gap, quindi, l’ente ha dovuto optare per la decisione di aumentare il tiraggio di un prestito precedentemente ottenuto dalla Banca Europea degli Investimenti coprendolo appunto con l’aumento della sovrattassa. Soluzione bocciata dalle imprese, che tuttavia non propongono al Mit di deviare le risorse da una delle opere meno importanti all’antemurale, ma “restano fermamente convinte che i fondi necessari per garantire la copertura finanziaria” per l’antemurale “debbano essere reperiti altrove, senza che i relativi oneri siano in alcun modo posti a carico degli operatori portuali”.

Pena “il freno a una ripresa che già stenta a decollare, con pesanti ripercussioni economico-finanziarie per le imprese dell’intero cluster portuale” e “rischi patenti per la tenuta dei livelli occupazionali”.

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