“In occasione di ogni importante appuntamento elettorale la problematicità del contesto nazionale, in cui si colloca la ormai storica disaffezione alla politica, spinge i partiti ad additare alla collettività un percorso “virtuoso” fatto di innovazione, crescita e occupazione. Richiamandosi, ovviamente, al principio costituzionale per cui il lavoro rappresenta il fondamento sociale della Repubblica nonché il valore basilare della vita civile.
Un proposito del genere, espresso con lodevole frequenza, ha il difetto di lasciare sostanzialmente in penombra la realtà còlta ogni giorno dal cittadino, che spesso è caratterizzata da crisi aziendali, ruberie, carenze, disfunzioni, invasività della politica, criminalità e degrado ambientale. Elementi e dati oggettivi della nostra vita comunitaria dai quali le forze politiche dovrebbero partire per rendere attendibili le loro ipotesi progettuali, considerato che sono soprattutto essi che impediscono l’avvento di quella società fondata sul lavoro che teoricamente vanno auspicando.
Siamo convinti che chi assumerà – si spera a breve – la responsabilità di governare la nazione debba guardare con maggiore attenzione a tali aspetti della realtà italiana, e debba dare di conseguenza un’autentica sterzata in direzione di un radicale cambiamento se vuole nel contempo incrementare e valorizzare il lavoro. Tenendo presente che il potere pubblico è chiamato ad inserire la propria azione in un sistema capitalistico europeo e mondiale che, come tutti avvertono, necessita a sua volta di essere profondamente riformato e reinterpretato.
Ragion per cui, da noi più che altrove, lo Stato non può esimersi dall’indirizzare le  regole della vita economica verso il conseguimento di obiettivi pubblicamente selezionati, deve svolgere una stimolante attività di imprenditoria e investimento, essere in ogni caso un amico genuino di chi arricchisce la società di beni materiali e immateriali attraverso un miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione, nonché la tutela della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, la creazione e il potenziamento di reti infrastrutturali, l’ampliamento delle facilitazioni fiscali.
Contemporaneamente, il  nuovo governo dovrà potenziare la lotta alle alterazioni del mercato causata dall’attività delle multinazionali e dalle speculazioni finanziarie, procedere a uno sfoltimento della normativa e a uno snellimento degli adempimenti burocratici, rendere più incisiva la lotta alla delinquenza, alla criminalità organizzata, sottoporre a un percorso formativo i migranti che vengono accolti, punire severamente chiunque sia autore di atti di corruzione e di sprechi del pubblico danaro, ridurre infine la presenza di esponenti dei partiti negli enti di natura economica operando in ogni caso scelte più oculate”.

IL COORDINAMENTO DEL POLO CIVICO

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