Tarquinia, il filosofo e teologo Mancuso affascina il pubblico di “PAGINEaCOLORI”

Un viaggio a tappe seguendo il vento in passi celebri della Bibbia e dei Vangeli. Un dialogo a due voci con il docente di storia contemporanea Tiziano Torresi che ha conquistato la platea presente il 19 novembre al teatro comunale “Rossella Falk”.

In un viaggio a tappe seguendo il vento, attraverso passi della Bibbia e dei Vangeli, il teologo e filosofo, Vito Mancuso, e il docente di storia contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre, Tiziano Torresi, il 19 novembre, hanno dialogato sul palco del teatro “Rossella Falk” di Tarquinia, per “PAGINEaCOLORI”. Una riflessione a due voci densa di interrogativi e risposte, aperta dalla direttrice artistica del festival Roberta Angeletti: “Avere ospite il professor Mancuso è un onore per una rassegna che ha la convinzione di riunire intorno ai grandi temi della vita, grandi e piccoli, con un approccio culturale inclusivo, dinamico, aperto e soprattutto costruttivo. Percorrendo il tema del vento e delle riflessioni che si generano, capaci di spaziare anche nell’ambito filosofico-teologico come in questo pomeriggio, il festival ha la forte determinazione di coinvolgere i più piccoli offrendo a loro un’occasione per riflettere sulla propria esperienza di vita e per intraprendere percorsi di pratica filosofica e di educazione al pensiero”.
Prima fermata del viaggio: cosa significhi e cosa comporti appassionarsi a Dio. Il filosofo e teologo parte dal vento: quello atmosferico è inevitabile mentre nel senso di “spiritus” è possibile evitarlo. Le grandi culture per parlare della più profonda interiorità parlano di vento. Mancuso ha ricordato la frequentazione giovanile della biblioteca dell’oratorio in cui trovò il libro “Dio esiste?”, di Hans Küng, in cui vede l’intelligenza, la libertà e l’amore per la vita. “Credere in Dio vuol dire questo – ha detto Mancuso -. Se si ragiona si trovano mille ragioni contrarie e altre mille a favore sulla sua esistenza. È un’antinomia, una contraddizione. Sento una voce che mi dice che vince la forza e un’altra che vince la nobiltà, che vuole la filosofia, amore per la sapienza e sapienza dell’amore. Come fai a decidere di fronte all’antinomia. Qui entra in gioco la teologia, perché sono innamorato del bene, della bellezza. Sono innamorato della teologia perché sono innamorato del “teo” e del “logos””.
Il “Primo libro dei Re”, con l’episodio del profeta Elia che si rifugia nel monte Oreb, dove Dio si manifesta come una brezza leggera di vento, voce del silenzio, è la seconda tappa. Ed è lo spunto per Torresi di chiedere a Mancuso che valore abbiano, nella contemporaneità, la solitudine e l’ascoltare la voce tenue del silenzio. “Il primo obiettivo dei regimi totalitari è togliere alle persone ogni possibilità di solitudine, pensiero libero e autentico – ha affermato il filosofo e teologo -. La solitudine non è isolamento ma raccoglimento, quando lasciamo fuori il chiasso del mondo. È il primo elemento per l’elaborazione. L’obiettivo finale è il “logos”. La Bibbia contiene la parola di Dio. La parola di Dio è energia ed è capace di creare armonia, giustizia e amore. Questa è la logica della vita. Crea un sistema aperto. Se c’è troppa chiusura, infatti, non può arrivare il vento, la voce del silenzio”.
L’Annunciazione e la rappresentazione fatta dall’arte, che mostra quasi sempre una finestra da cui soffia il vento della novità, sono un’altra pausa di riflessione. “Maria ha una reazione di stupore anche se desidera di essere toccata dalla Grazia. Qual è il significato di stupore?” ha domandato Torresi a Mancuso. “Lo stupore è l’inizio e nasce dal disequilibrio che può essere per qualcosa di positivo o negativo – ha sottolineato il filosofo e teologo -. L’Annunciazione di Antonello da Messina è la mia preferita. Maria non è in funzione di Gesù ma è se stessa. Si vede il suo volto, la sua mano che dice aspetta, la ponderazione, la riflessione, lo stupore sereno. Il primato della libertà è decisivo, per essere consapevoli”.
Altra fermata, l’incontro di Nicodemo, dottore della Legge, fariseo e membro del Sinedrio, con Gesù. L’uomo viene spiazzato dalle parole di Gesù: “Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. “Il cristianesimo è perciò più regola o invito alla libertà”, ha chiesto Torresi. “Dio è spirito e soffia dove vuole – ha risposto Mancuso – È la manifestazione dell’inevitabile vento. Se il cristianesimo fosse stato interpretato in maniera esistenziale la storia dell’occidente sarebbe stata diversa. Nelle grandi religioni come il cristianesimo, l’ebraismo, l’islam è sempre stata sempre presente la “volontà di potenza”, perché sono costruzioni umane”.
Tappa finale del dialogo a due voci il vento nella scena finale della Pentecoste. “Persone impaurite, chiuse in se stesse, pensano che la vicenda di Gesù sia stata un fallimento – ha evidenziato Torresi -. Si mettono in cammino dopo l’arrivo improvviso del vento dello Spirito Santo. La paura è un elemento essenziale del nostro tempo. Perché la teologia ha difficoltà che sentimenti come la paura siano un luogo teologico e il cristianesimo come messaggio contro la paura che destino ha?”. “La paura è la prima delle sei emozioni fondamentali e universali, con rabbia, felicità, tristezza, disgusto e sorpresa – ha affermato Mancuso -. Rispetto alla paura c’è il coraggio. È una virtù e se non lavori non la crei. Le sette virtù sono fede speranza e carità, dette teologali; prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, chiamate cardinali. Ma la prudenza deve essere intesa come saggezza. La saggezza è la prima virtù cardinale. Dalla saggezza la persona si dirige verso la giustizia, poi la fortezza o coraggio e infine verso temperanza. Ma la paura rimane sempre. È un’emozione, non bisogna negarla ma capirla per poi metterci il coraggio”.