valle del mignone

“Tarquinia per quanto riguarda il completamento della SS 675 Orte-Civitavecchia è stata commissariata, o meglio ha scelto di farsi commissariare.
Se il passato recente avrebbe dovuto insegnare qualcosa è che i territori, quando si tratta di grandi opere infrastrutturali, contano assai poco, ancora meno vengono adeguatamente informati.
Contano poco ma, appunto per questo motivo, quel poco si deve assolutamente fare e con tutta la convinzione possibile, cercando di incidere, con tempismo e  preparazione, in quegli interstizi, infinitamente piccoli e spesso illusori, che una procedura (definita potenzialmente criminogena da Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione ) come la Legge Obiettivo concede.
L’autostrada Tirrenica ferma a Tarquinia non ha insegnato evidentemente nulla ma, se possibile, la storia del completamento della trasversale è ancora meno edificante, mentre invece è assai esemplificativa di una classe politica che ha abdicato alle proprie responsabilità: mentre nel caso della Tirrenica il Comune di Tarquinia ha detto un sì convinto, a tratti addirittura impudentemente orgoglioso; nel caso della SS 675, il Comune si è limitato a dire no in Conferenza dei servizi e poi più nulla.
Ne sono accadute di cose nel frattempo, compreso un “cambio della guardia” al palazzo comunale; il silenzio seguito a ogni preoccupante accadimento successo dopo quell’unico NO accomuna passato e presente.
Le cose peggiori sono successe dopo il parere negativo in VIA (che aveva confermato tutte le critiche e osservazioni tecniche sollevate sin dall’inizio nei confronti del progetto dai Comitati e dalle Associazioni) e più o meno tutti, spesso a sproposito, hanno detto la loro sul completamento, tutti tranne il Comune di Tarquinia.
Dopo il parere negativo del Ministero dell’Ambiente, visto il dissenso tra amministrazioni dello Stato, la decisione finale sul tracciato sottoposto ad approvazione (l’ormai famigerato tracciato “verde” localizzato nella valle del Mignone) è stata deferita al Consiglio dei Ministri e ogni sorta di voce si è levata perché quest’iter si concludesse con una convinta e rapida approvazione.
La bocciatura da parte di Commissione Tecnica di VIA non ha minimamente turbato i sostenitori dell’opera, che non hanno voluto approfondire il perché del parere negativo, un evento piuttosto raro che avrebbe dovuto fare allarmare molti. E in effetti allarme c’è stato ma di segno opposto, con una diffusa paura che la tutela ambientale potesse fermare quello che lor signori chiamano “progresso”. Nel parere della CTVIA c’è tutto quello che è necessario sapere: c’è un tracciato che insiste per oltre 14 km (su 18 complessivi) su un sito di Rete Natura 2000, una rete di aree tutelate dalla Direttiva europea “Habitat” per la conservazione degli habitat e della biodiversità; c’è quello che ANAS avrebbe dovuto fare (nel rispetto della Direttiva), nella fattispecie la VINCA (Valutazione di incidenza ambientale), e che non ha fatto o fatto parzialmente e male; ci sono le parole della CTVIA che conclude il proprio parere affermando che “l’intervento modificherà in modo sostanziale, permanente e irreversibile il paesaggio dell’area distruggendone la naturalità attuale.]…] L’infrastruttura nel suo complesso – così come essa è stata proposta – […] presenta caratteristiche immitigabili andando a tagliare in due una continuità naturale, territoriale e storico culturale che invece deve essere conservata come bene di alto valore ambientale”.
Un parere lapidario che non è bastato a fermare il Consiglio dei Ministri, ora deputato a concedere quella compatibilità ambientale negata dal Ministero competente, e che per farlo chiede allo stesso Ministero di suggerire eventuali prescrizioni al tracciato verde così da renderlo un po’ meno devastante, un po’ meno “brutto e cattivo”.
La CTVIA e l’ISPRA invece ribadiscono la contrarietà, ritenendo – nelle conclusioni al nuovo parere “che non sia possibile elaborare eventuali prescrizioni e misure di mitigazione, come richiesto dalla Presidenza del Consiglio, per la variante progettuale costituita dal tracciato cosiddetto “verde” […], in quanto gli impatti ambientali che si configurano dall’analisi della documentazione fornita dal proponente sono tali da non poter essere mitigati o compensati […] nemmeno tramite le più severe, stringenti e costose prescrizioni ambientali”.
Ora, queste affermazioni avrebbero fermato chiunque, ma non il MIT che nella risposta all’interrogazione presentata dall’on. Daga (M5S) in Commissione, palesa l’intenzione a procedere e a farlo a prescindere dal palese contrasto con importanti e stringenti normative nazionali ed europee. Il Sottosegretario Del Basso De Caro non ha remore, né pudore, nel comunicare che si è convenuto sì di prescrivere ad ANAS lo svolgimento “delle ulteriori fasi della VINCA (completamento della valutazione appropriata attraverso il monitoraggio delle specie animali e vegetali presenti, valutazione delle alternative, mitigazioni e compensazioni)”, ma che “gli studi verranno poi sottoposti al Ministero dell’ambiente; nel caso del permanere del parere negativo sulla VINCA, si provvederà ad autorizzare l’opera, per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, consultando la Commissione Europea sulle misure di compensazione da adottare”.
C’è da farsi venire la nausea: sono tante e troppe le cose che non vanno in queste affermazioni, una su tutte un Ministero, quello dell’Ambiente coi suoi tecnici supportati da quelli dell’ISPRA, che viene privato di ogni senso d’esistere.
Viste le premesse c’è da sospettare che quella di completare la VINCA potrebbe essere una pro forma, utile non a capire i reali impatti ma solo a permettere di andare avanti senza farla troppo “sporca” ed esporsi in questo modo a ricorsi di ogni sorta. A voler fare previsioni ANAS farà quello che la CTVIA ha chiesto più di un anno fa e che la proponente non riteneva di dover fare: passerà alla fase 2, 3 e 4 del VINCA e siamo certi che porterà avanti il proprio lavoro con in tasca le conclusioni già scritte, come ha fatto durante la fase I; forse si farà bastare lo studio già fatto o forse no, poco importa visto che la metodologia seguita dalla proponente nella redazione dello Studio d’incidenza ambientale è stata criticata da chiunque abbia un minimo di competenza in materia (CTVIA, ISPRA, Direzione ambiente e sistemi naturali della Regione Lazio, WWF, LIPU ecc.).
Vista la posta in gioco, la conservazione di un habitat unico, sarebbe stato preferibile e auspicabile che il VINCA venisse completato da una società terza e magari includendo le associazioni ambientaliste… ma siamo nel terreno dell’utopia (chissà se così fosse quanti progetti e soldi e cemento rimarrebbero al palo).
Il Governo decide di andare avanti comunque “per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” ma prima dovrà dimostrare che non ci sono alternative; un’impresa difficile, visto che l’attuale progetto, come dichiara la stessa ANAS, prende le mosse dal mancato finanziamento da parte del CIPE di un tracciato approvato, accantonato solo per via degli eccessivi costi di realizzazione. Anche per costoro considerare il problema dei “costi” l’unico motivo per devastare una valle incontaminata potrebbe essere troppo. Ma forse non è nemmeno risparmiare che importa, né che la trasversale venga completata presto, forse l’importante è solo proclamare, in vista dell’ormai imminente scadenza elettorale, che la superstrada finalmente si farà: la CTVIA infatti getta ombre anche sulla questione costi/tempi, avvertendo che “al momento non è valutabile adeguatamente né il costo definitivo né i tempi di realizzazione del tracciato “verde” […] non solo per quanto riguarda il recepimento delle prescrizioni poste a corredo del parere del MIBACT, principalmente quelle finalizzate alla tutela archeologica […] ma in particolare anche per gli oneri imposti dal non rispetto delle direttive europee a tutela della aree Natura 2000”.
Il Governo andrà avanti e purtroppo, passata la fase “più democratica e partecipata” della VIA, per conoscere le sorti del nostro territorio si potrà procedere solo a colpi di accessi agli atti, interrogazioni, manifestazioni e ricorsi in sede nazionale ed europea, nella speranza che nelle stanze chiuse, dove si deciderà per il nostro territorio, non ci si dimentichi della trasparenza, della partecipazione, del dibattito pubblico, perché altrimenti è lecito pensare che la legge Obiettivo è “superata” solo a parole e l’“obiettivo” reale era e rimane quello di uno sviluppo che non tiene conto della tutela ambientale.
Nel mondo delle leggi “geneticamente” modificate – dove con una legge si concede più rappresentanza ai territori mentre con l’altra alla fin fine invece si stabilisce che al di sopra di tutto, perfino dei tecnici, decide il Consiglio dei Ministri . Non abbiamo “supereroi” sotto mano, solo voci corali e interessate provenienti da Civitavecchia e da Tarquinia, già divisa da un’altra opera imposta, solo silenzio, assoluto, sottomesso.
In mezzo solo la buona volontà e la decisione dei cittadini, delle associazioni ambientaliste, dei comitati che non hanno nessuna intenzione di accettare una decisione politica forzata e che chiederanno in ogni sede che vengano rispettate le Direttive “Habitat” e “Uccelli” e applicato il principio di precauzione, inserito nella Costituzione europea.

Quale che sarà la decisione finale, in ogni caso la procedura richiederà tempi estremamente lunghi (progettazione definitiva, gare di appalto, cantierizzazione ecc.) e l’eventuale completamento non risolverebbe le criticità attuali e future dell’Aurelia Bis, che rimarrebbe, comunque, una complanare a servizio della viabilità locale (essendo la superstrada priva di svincoli intermedi e soprattutto priva di un svincolo per Tarquinia).
Impossibile non constatare la cattiva manutenzione e la pericolosità della SS 1 Bis, che da anni inspiegabilmente è lasciata in condizioni inaccettabili.
Eppure le strade statali come la SS 1 Bis potevano accedere ai fondi per la manutenzione stanziati da Anas, ma mai utilizzati per questo tratto.
Per questa ragione chiederemo ufficialmente al MIT e all’ANAS, anche tramite una raccolta firme di tutti i cittadini di Tarquinia e di Monte Romano, un progetto urgente di messa in sicurezza della SS 1Bis nel tratto di competenza comunale fino all’innesto dell’attuale svincolo con l’Autostrada Tirrenica, finalizzata ad ottenere il miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale, stabilendo le priorità ed i tempi di attuazione degli interventi, ai fini di una riduzione di incidentalità che, secondo quando sostiene la stessa ANAS, negli ultimi anni ha avuto un trend positivo molto sostenuto.
La richiesta sarà rivolta anche alla Regione Lazio, data l’urgenza di porre fine a una situazione di quotidiano pericolo tollerata per anni dagli amministratori ad ogni livello, per una rapida conclusione della progettazione/cantierizzazione dell’opera di messa in sicurezza della SS 1 Bis.

Continueremo quindi a batterci in ogni sede per la “legittima difesa” del territorio e per la sicurezza dei cittadini e ne parleremo nel dettaglio in un incontro pubblico, convocato a Tarquinia il 17 Novembre alle 17.00 nella ex sala capitolare degli Agostiniani di San Marco (Barriera San Giusto)”.

Comunicato di  Italia Nostra – Sezione Etruria
Il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia

 

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