Il 10 ottobre nel teatro della Casa di Reclusione di Civitavecchia si concluderà il PROGETTO FORTEZZA con la presentazione dello spettacolo IL CAMPO.

Nato dalla stretta collaborazione tra area sanitaria, area educativa e la compagnia teatrale Addentro dell’Associazione Sangue Giusto che da oltre 10 anni è attiva negli istituti penitenziari di Civitavecchia, il Progetto Fortezza, sostenuto dalla Asl Rm4, si rivolge alla popolazione detenuta con l’intento di utilizzare il potenziale terapeutico dell’arte teatrale come strumento di prevenzione e riabilitazione del disagio mentale attraverso la promozione del benessere psico-fisico dei ristretti.

Una prima fase, che si è conclusa lo scorso aprile, ha coinvolto per sei mesi i detenuti della sezione infermeria della Casa Circondariale. Il lavoro di espressione musicale e recitativa  si è unito alla riflessione intorno alla figura di Don Chisciotte con l’obiettivo di canalizzare e trasformare in energia positiva il forte disagio di chi vive la detenzione con l’aggravante di una condizione alterata di salute.

I risultati sono stati sorprendenti in termini di riduzione dell’aggressività e dei comportamenti patologici e di sviluppo di spazi riflessivi e modulati in termini emotivi.

È invece ispirato ad un classico della letteratura per ragazzi lo spettacolo IL CAMPO che sarà presentato il 10 ottobre dopo un lavoro di nove mesi con i detenuti della Casa di Reclusione.

L’adattamento teatrale de “I ragazzi della via Pal” di Ferenc Molnar ha permesso, attraverso il gioco, di portare i partecipanti a sperimentare una condizione infantile dimenticata.

Molti detenuti hanno vissuto in maniera inquieta e sofferta questa condizione, molti dichiarano di non ricordarsene nemmeno, di non avere mai giocato. È invece attraverso il gioco che l’individuo impara a conoscere il mondo, a sperimentare il valore delle regole e il rispetto di ciascun membro della comunità giocante, a controllare le proprie emozioni, a gestire le situazioni di conflitto, ad allenarsi alla disciplina, a scoprire nuovi percorsi di autonomia. Il gioco è esercizio e preparazione alla vita adulta, alle dinamiche della vita collettiva.

Giocando insieme al pubblico, gli attori/detenuti conducono lo spettatore nel loro campo, il carcere.

“Voi che dovete fare soltanto un passo per essere all’aria aperta sotto la grande e meravigliosa campana di vetro azzurro che chiamiamo cielo! Voi che avete gli occhi abituati alle grandi distanze e agli ampi orizzonti! Voi che non vivete ammassati tra le case alte, non potete nemmeno lontanamente immaginare cosa rappresenti per noi un pezzo di terreno non edificato, che cosa rappresenti per noi…il Campo. Per noi…è la nostra pianura, la nostra prateria, il nostro deserto. Per noi è l’infinito…e la libertà!”

La Direttrice degli Istituti Penitenziari, dott.ssa Patrizia Bravetti, e il Direttore Generale della ASL Roma 4 hanno creduto in questo progetto insieme a tutti i colleghi dell’area salute mentale  e del SERd. Hanno creduto in qualcosa che non è intrattenimento ma è terapia del disagio,, stimolo per l’attivazione delle risorse personali di pazienti e operatori, trasformazione di luoghi e persone.

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