Un incontro con Stefano Ciccone autore di “Essere maschi. Tra potere e libertà” (ed. Rosemberg e Sellier ,2009) e con Barbara Leda Kenny caporedattrice di inGenere.it

Venerdì 25 novembre alle ore 18.30, in occasione della giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, la Biblioteca  Civica Capotosti organizza l’incontro “La violenza contro le donne ci riguarda. Prendiamo la parola come uomini” con Stefano Ciccone autore di “Essere maschi. Tra potere e libertà” e Barbara Leda Kenny caporedattrice del webmagazine inGenere.it.
Il libro di Ciccone, al centro della discussione,  racconta il percorso individuale e di gruppo con l’Associazione Maschile Plurale che ha segnato in modo profondo il vissuto dell’autore.
Secondo Barbara Poggio professoressa dell’Università di Trento, “La riflessione critica sul maschile trova avvio nel libro dalla ricerca delle radici della violenza nella costruzione della maschilità, da cui prende forma l’immagine di una miseria delle pratiche di socialità  e sessualità maschile.” L’invito che attraversa il libro è quello a confrontarsi con questa miseria, intesa come limite, per cercare lo spazio di una diversa esperienza del corpo maschile da parte degli uomini e nella loro relazione con le donne.
E’ un libro importante che chiama in causa gli uomini e il loro ruolo attivo nel superamento della violenza, quella violenza maschile contro le donne, che secondo le Nazioni Unite, è la forma più diffusa di violazione dei diritti umani. In Italia l’Istat, nell’indagine “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, stima che sono 6 milioni 788 mila donne che hanno subito qualche forma di violenza nella loro vita. Sempre secondo l’Istat, tra il 2009 e il 2015, la violenza sessuale resta la forma più diffusa (21%), affiancata da quella fisica (20,2%) e dallo stalking (16,1%).
I dati sulla violenza confermano che gli aggressori sono quasi sempre uomini che con le loro vittime hanno una relazione intima: amanti, amici, parenti. Spesso le persone più vicine alle donne vittime di violenza fanno finta di non vedere: le famiglie, i colleghi, i vicini di casa e i conoscenti. La violenza è trasversale a tutte le classi sociali, etnie e religioni. La violenza contro le donne è un fenomeno diffuso in tutte le classi sociali, e prescinde dal livello di istruzione o dalla cultura di appartenenza. Gli uomini violenti agiscono deliberatamente, non sono alcolizzati e non hanno disturbi mentali: solo il 10% ha problemi di dipendenze o patologie psichiche.
Dall’inizio dell’anno sono state uccise più di ottanta donne, per evitarlo bisogna riconoscere e contrastare tutte le forme di violenza. Un uomo che uccide una donna l’ha prima maltrattata, picchiata, ricattata e abusata, spesso per molti anni. Il femminicidio non è che la parte più drammatica di un fenomeno molto più articolato e complesso.
Serve quindi un cambiamento che sradichi le profonde radici culturali della violenza, per questo i momenti di incontro e discussione sono fondamentali per cambiare la cultura della violenza.

 

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