Assordante il silenzio dell’Autorità Portuale e dell’amministrazione comunale che dovrebbero controllare ma…
Venti milioni di euro di investimento per una struttura enorme, tra le più grandi d’Europa. Peccato che, ad una prima lettura, di tutto questo bel quadro a Civitavecchia, resti ben poco. Partiamo dalla progettazione.
La Rct l’ha affidata allo studio Vicini di Genova. Evidentemente, nella nostra città non c’erano studi professionali di
architetti e ingegneri in grado di disegnare e progettare l’opera. Poi la fase realizzativa. A costruire il terminal,
sempre leggendo la nota della Rct, sarà il consorzio Itinera/Zambonini. Itinera appartiene al Gruppo Gavio, con già interessi nello scalo marittimo per quanto atteneva qualche anno fa al rigassificatore e, successivamente alla darsena grandi masse e al nuovo terminal container. Zambonini è invece una grande azienda di costruzioni veneta, una delle più importanti di tutto il nord Italia.
Insomma, per professionisti e aziende di costruzioni civitavecchiesi, niente, neanche le briciole e questo in un momento nel quale il settore edile vive una crisi drammatica nella nostra città. Una scelta che, ovviamente, suscita non poche perplessità. Possibile che una società come Rct, che opera nel porto con una concessione multipluriennale e che ottiene profitti miliardari dalla gestione del traffico crocieristico nel porto di Civitavecchia non abbia ritenuto di coinvolgere l’imprenditoria locale? E qualora anche le imprese locali avessero partecipato alla gara e avessero presentato un
preventivo più alto, non era il caso, magari, di ricontattarle?
E Autorità Portuale e Comune, che ruolo hanno in tutto questo?
Possibile che di fronte ad un investimento di 20 milioni di euro nel cuore della città e dello scalo, le due istituzioni
non siano state in alcun modo coinvolte? Adesso, magari qualcuno dirà che, grazie alle crociere, lavorano gli operatori
portuali, qualche impresa di servizi, alcuni commercianti e locali del centro. Ma questo non c’entra assolutamente nulla
con la considerazione che si dovrebbe avere per una realtà che ti ospita, ti ha attribuito una concessione di quasi cento
anni e nella quale, in un modo in un altro, determini un impatto ambientale non indifferente.

 

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