L’accordo con Enel continua a far discutere e si avvicinano le prime scadenze “finanziarie”. Botta e risposta con le opposizioni.
Un accordo con l’Enel che fa ancora discutere e quei 7 milioni di euro che la spa elettrica ha chiesto indietro se l’accordo non passerà attraverso il consiglio comunale. Sono giorni di fibrillazione per la politica civitavecchiese,
con un continuo scambio di accuse tra maggioranza ed opposizione su questo tema ma anche altri in cui si registrano
ogni giorno comunicati stampa dell’una o dell’altra parte. Il videomessaggio del primo cittadino, in ultimo, ma anche le dichiarazioni dell’assessore alle Finanze Tuoro che hanno parlato di comune vicino al default “per colpa della minoranza e dei ricorsi presentati” sono l’ennesima miccia che si appresta ad accendere gli animi di chi siede sui
banchi della minoranza. Ma torniamo a parlare dell’Enel e dell’accordo che l’amministrazione comunale aveva trovato con la spa elettrica: tutto bene fino alla decisione di quest’ultima, anche alla luce della levata di scudi in città, di subordinare i 7 milioni di euro già “accreditati” ad un passaggio in consiglio comunale, per avere una base legittima. Dai grillini il no a questa ipotesi, fino alla decisione da parte della minoranza di ricorrere al Tar, passando
però attraverso la presentazione di una bozza di accordo, già analizzate su queste pagine, con Enel che imponga tutta
una serie di interventi a favore della città che riguardano il servizio idrico, l’ambiente e via dicendo. Ma torniamo
all’intervista di Cozzolino che per l’ennesima volta, ha accusato le opposizioni di boicottare ogni azione  dell’amministrazione comunale e di colpire, in questo modo, la città che è completamente bloccata.
Sull’accordo Enel ha ricordato come in passato la spa elettrica abbia sempre concesso fondi senza passare attraverso
il consiglio comunale e che questo stop, o meglio questa richiesta di passaggio nella massima assise, sia dovuta alle
pressioni dei palazzi romani ed in particolare di due deputati del Pd che avrebbero imposto l’alt alla società elettrica. Ma se sembra abbastanza ridicolo che una multinazionale, come appunto Enel, venga costretta a cambiare idea da due parlamentari del Pd (non ministri), l’interrogativo che un po’ tutti si pongono è il seguente: il Movimento Cinque Stelle, che pure può contare su una maggioranza bulgara tra gli scranni di Palazzo del Pincio, perché si ostina
a negare un consiglio comunale ad hoc in cui “votare” o meno l’accordo con l’Enel? Che il primo cittadino e la sua
Giunta abbia paura che qualche esponente della sua maggioranza possa tirarsi indietro e aprire una crisi che, ormai da settimane, è nell’aria?
Di sicuro, Tar a parte, il tempo stringe e si avvicina la data di presentazione del bilancio in cui si rischia di fare il botto. Senza l’elemosina dell’Autorità portuale (i due milioni di euro su cui torneremo) e i sette milioni di euro dell’Enel (da restituire ma secondo qualche esponente dell’opposizione, già impiegati dalla maggioranza) che il tavolo salti è più che probabile nonostante le rassicurazioni. Con buona pace dei civitavecchiesi, tassati oltre
misura e che rischiano, in caso di default di mettere mano di nuovo al portafoglio. E la colpa non sarebbe, come vuol
far passare il primo cittadino, dell’opposizione ma di chi, in due anni di amministrazione ha dimostrato incapacità a governare la città dal vivo e non con gli annunci sul web e social network.

 

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