Come sta procedendo la nostra vita? Ogni tanto è assolutamente opportuno porsi questa domanda soprattutto dopo un anno di lockdown, restrizioni, distanziamento sociale e cambiamenti radicali delle nostre abitudini. Non farlo rischia di farci precipitare nella nuova abitudine e, di conseguenza, di far scorrere i nostri giorni come granelli di sabbia dentro una clessidra. Li vediamo cadere giù, inesorabilmente. Sappiamo che la clessidra significa qualche cosa, è un simbolo potente, ma la nostra ragione è addormentata, il nostro giudizio critico offuscato, la nostra coscienza ipnotizzata. Come quando ci fissiamo davanti al fuoco di un camino. Sentiamo che qualcosa lavora dentro, ma i nostri sensi sono rapiti, attratti dal movimento delle fiamme, dal colore del legno che brucia, dall’odore che emana e dal crepitio della brace. Il tempo passa e non ce ne accorgiamo, rischiamo anche di addormentarci coccolati come bambini. Così sono le nostre abitudini quotidiane. Ci diamo da fare ogni giorno, lavoriamo, ci intratteniamo con le persone che incontriamo, mangiamo, sistemiamo le nostre faccende, guardiamo la televisione o navighiamo in internet. E il tempo passa, giorni, mesi, anni, in un batter d’occhio. Ci sembra di aver fatto chissà che cosa e invece, può capitare, di accorgersi di essere fermi, di giriamo come topolini nella ruota della loro gabbia. Immobili dentro e fuori, sempre stanchi, dormienti e sonnambuli. Più cose facciamo meno pensiamo, conosciamo e cresciamo. Nuotiamo nel dolce e conosciuto mare delle nostre certezze che in questo 2020 sono diventate le mascherine, il distanziamento sociale, i DPCM e i colori delle regioni. Ormai le continue novità di questa “pandemia” con i suoi numeri e i suoi personaggi e protagonisti stanno diventando normali e noiosi. Ci siamo come assuefatti ad una normalità fatta di colpi di scena così continui da non fare quasi più notizia. L’abitudine alla annunciata “nuova normalità” è sopraggiunta! Forse in fondo al nostro cuore qualche speranza di rivedere la libertà che conoscevamo ancora c’è, chissà… Ecco perché quando arriva una nuova tempesta a devastare i nostri castelli di carta fatti di credenze, ideologie, false certezze e sicurezze  da una parte ne veniamo turbati e sconvolti ma, dall’altra, ne siamo sottilmente contenti. Qualcuno o qualcosa è venuto a svegliarci e a ricordarci che siamo vivi e in cammino. È il momento di riprendere il viaggio di ricerca esistenziale. La paura e la rabbia scatenano una tempesta ormonale nel nostro sangue, la mente si attiva a trovare nuove soluzioni, la coscienza ridesta le sue potenze e ci sentiamo finalmente di nuovo vivi.

continua…

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