Tra mobilitazioni, appelli e proclami il territorio affronta con mille particolarismi la parte determinante del dibattito sul futuro di Torre Valdaliga Nord. E rischia di vedersi imporre l’ennesima scelta dall’alto
Soffia vento di bufera sul territorio e nonostante il vento si sente puzza di gas. Il tavolo interistituzionale di venerdì 4 dicembre al Ministero per lo sviluppo economico rappresenta un primo snodo di scambio assai importante. Ma tra appelli più o meno improbabili, comunicati di figure e sigle estemporanee e prese di posizione che potrebbero essere figlie più di tatticismi politiche che di strategie di sviluppo, il territorio di Civitavecchia entra nel dibattito sul futuro di Torre Valdaliga Nord più diviso che mai. La situazione migliore per chi pensa di imporre il suo progetto. Intendiamoci, a livello amministrativo la situazione è più che unita. Nel corso dei consigli comunali di questi diciotto mesi avremo contato almeno quattro espressioni unanimi sul no al progetto a gas. Eppure la partita si svolge altrove, sul piano di quella “stabilità delle rete elettrica nazionale” che il ministro Patuanelli (5 stelle) ha evocato ad un recente convegno Anci, legando espressamente tale esigenza alla centrale di Civitavecchia. Che sia l’ora che qualcuno esca dall’equivoco? A trasformarsi da paladini del sole a pedalini della sòla ci vuole pochissimo…

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