Premesso:


che il patrimonio storico-monumentale di Civitavecchia, purtroppo gravemente impoverito nel corso degli ultimi secoli per le gravissime distruzioni subite a causa degli eventi bellici e per quelle apportate da cause imputabili al prevalere di interessi speculativi o alla mancanza di sensibilità culturale e di rispetto della memoria storica, annovera comunque numerose testimonianze delle antiche civiltà, con particolare riferimento a quella etrusca ed a quella romana, e delle epoche più recenti, con importanti opere del periodo pontificio e delle espressioni artistiche dell’Ottocento e del Novecento, che sono state oggetto di interventi di restauro e di valorizzazione, che hanno anche notevolmente accresciuto i motivi di richiamo turistico della città e del porto;
che tra le emergenze di carattere monumentale, Civitavecchia può vantare un solo sito riferibile all’arte medievale, proprio per le particolarità che hanno caratterizzato le vicende del territorio nei secoli successivi alle scorrerie saracene, nel lungo periodo di eclissi del centro portuale dopo il trasferimento nella nuova città leonina di Centocelle/Cencelle. Tale importantissimo sito è costituito dal “Campanile romanico della chiesa templare di San Giulio (poi Sant’Egidio)” esistente nella località Sant’Egidio Vecchio, in prossimità del grande complesso delle Terme Taurine (in passato note con la errata dicitura di Terme di Traiano), di proprietà statale e comunale in cui è stato impiantato un parco archeologico-botanico, cui è connesso da un breve percorso pedonale di cui è previsto il ripristino, mentre nella zona turistico-termale di PRG, in località Taurina – quindi prossima o coincidente con il complesso romano – risultava ubicata una chiesa dedicata a San Giovanni, risalente al VI secolo e ricordata dal papa San Gregorio Magno. Attiguo all’area archeologica è il Casale dei Bagni, per il quale il Comune aveva previsto una destinazione museale al momento inattuata;
che il Campanile di San Giulio – Sant’Egidio è, nello stato attuale, costituito da una struttura muraria a pianta quadrata di circa metri quattro per quattro, che si innalza per una altezza di circa sette metri fuori terra (e circa metri 2,50 interrati), con una consistenza rimasta pressoché immutata rispetto allo stato rilevato nel 1895 dall’architetto Guglielmo Calderini, all’epoca direttore dell’Ufficio per le Antichità e Belle Arti, ed a quello rilevato nel 1975 e pubblicato in mostre e saggi dall’architetto Francesco Correnti, urbanista del Comune di Civitavecchia e ispettore onorario dl Ministero per i beni culturali e ambientali;
che quest’ultimo, nel suo volume Chome lo papa uole… ha dimostrato l’errata attribuzione del monumento all’aecclesia beati Iohannis, quae in loco, qui Taurina dicitur, sita est e ne ha invece accertato l’identificazione con la parva ecclesia, que est sita in campis Civitevetule (ricordata negli Annales Januenses), dove Innocenzo IV, lasciata Sutri per sottrarsi alla cattura da parte degli uomini di Federico II, si fermò, il 29 giugno 1244, per indossare le vesti pontificali prima di raggiungere il porto ed imbarcarsi sulle galere genovesi accorse in suo aiuto, mentre il Guglielmotti, Storia della marina pontificia, II, c. 31, n. 185, ed il Calisse, Storia di Civitavecchia, p.121, n.1, e pp. 507-508, n. 2, ritengono erroneamente che la chiesuola sia quella di San Liborio, che fu invece costruita dai domenicani nel 1693, come lo stesso architetto Correnti ha potuto verificare con il ritrovamento e la trascrizione del codice Campione dell’archivio di S. Maria di Civitavecchia;
che sempre lo stesso architetto, cercando di dare attuazione al programma del Comitato “Civitavecchia da salvare” del 1971, redigendo nel 1974 il piano comunale per gli insediamenti produttivi ha ampliato la zona di tutela del P.R.G., preordinando all’espropriazione le aree circostanti il campanile. Con proposta n° 59 del 20 novembre 1975, intitolata Campanile romanico della chiesa di S. Egidio, ha poi sottoposto alla Giunta municipale un intervento di esproprio e di restauro del monumento. Nel 1980, quale progettista del Programma Pluriennale di Attuazione del P.R.G., ha inserito agli articoli 33 e 34 il “restauro del campanile romanico di Sant’Egidio” tra gli interventi prioritari dell’Amministrazione comunale. Ma sempre senza esiti concreti, ancora oggi non raggiunti né con il piano della zona turistico-termale, né attraverso i contributi regionali e provinciali ottenuti, né con la somma stanziata nell’ambito del PRUSST nel 2014.

Considerato:

che questo assurdo ritardo perdura, nonostante le fonti archivistiche antiche, i saggi di scavo compiuti intorno al 1930 e, intorno al 1970, dall’Associazione archeologica Centumcellae con il dottor Odoardo Toti, e i più recenti studi, rilievi e approfondimenti, che hanno accertato la presenza dei resti di una chiesa e di un probabile complesso monastico, chiarendo l’appartenenza della struttura originaria, databile agli anni successivi al 1130, alla chiesa templare di San Giulio, prope Civitatem Vetulam, dove – come anche nella chiesa di Santa Maria posta in città – furono affisse le citazioni per il processo del 1309-10 nello Stato Pontificio, che portò alla soppressione dell’Ordine ed alla confisca dei suoi beni; la chiesa di San Giulio, abbandonata e caduta in rovina, risultava già diruta nel 1356; in tali condizioni fu concessa all’Ordine dei Cavalieri di Rodi, quando questi ebbero sede a Civitavecchia dal 1523 al 1530, ed essi provvidero a restaurarla e riconsacrarla col titolo di Sant’Egidio; nuovamente abbandonata e tornata allo stato di rudere, come tale è stata descritta in vari atti del 1573, 1600, e 1743; a parte alcuni interventi di consolidamento eseguiti alla fine dell’Ottocento e negli anni Cinquanta del Novecento, il Campanile diviene oggetto, finalmente, di rinnovata attenzione con la Tavola Rotonda e la connessa mostra “Civitavecchia da salvare” (1971), in seguito alla quale la Ripartizione Urbanistica del Comune di Civitavecchia ha affiancato gli studiosi dell’Associazione Archeologica “Centumcellae” con nuove iniziative, studi e provvedimenti di tutela; l’immagine del Campanile romanico, visto nella sua interezza dall’esterno o nel particolare interno della volta a crociera, campeggiano come elemento simbolico sulla copertina degli atti di Civitavecchia da salvare e su quella dei due volumi Chome lo papa uole… di Correnti nelle due edizioni del 1985 e del 2005; il prospetto del rilievo del 1975, infine, forma il frontespizio del piano attuativo paesistico di inquadramento della zona termale approvato con deliberazione n° 146 del 19 marzo 1990 dal Consiglio comunale di Civitavecchia ai sensi dell’art. 27 della legge 22 ottobre 1971, n° 865, nell’ambito del Piano degli insediamenti produttivi turistici. Noti studiosi di storia medievale, tra i quali Vincenzo Valentini e gli altri autori della Guida all’Italia dei Templari. Gli insediamenti templari in Italia, pubblicato a Roma nel 1989, hanno ulteriormente approfondito le vicende del monumento, identificandone il titolo originario di San Giulio;
che con nota prot. n° 002/16 in data 11 gennaio 2016, l’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia ha comunicato, nell’ambito dei propri fini istituzionali e in attuazione degli approfondimenti effettuati nel settore dei beni culturali del comprensorio di competenza nel Lazio, in Toscana e nell’Umbria, di aver elaborato alcuni programmi operativi per la ridistribuzione delle risorse finanziarie residue che riguardano, tra l’altro, specifici «beni a rischio» caratterizzati dalle precarie condizioni di conservazione e dalla mancanza di adeguati interventi di tutela e di valorizzazione. A seguito di consultazioni con gli organi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con istituti universitari e di ricerca, con studiosi locali di chiara fama e con le associazioni culturali l’Ufficio Consortile ha individuato quale «bene da tutelare – per il territorio di Civitavecchia – il Campanile romanico della chiesa templare, alla cui salvaguardia e restauro sono stati destinati fondi ministeriali altrimenti soggetti a perenzione, per un importo pari ad € 50.000,00, comprensive delle spese di acquisizione e restauro, delle quali € 15.000,00 da utilizzare per la progettazione e le attività di ricognizione e di indagine attraverso droni e campagne di scavo;
che infine, il Collegio di vigilanza e organismo di controllo interregionale, istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha approvato la scelta della Conferenza di servizi, dandone comunicazione con nota in data 16 giugno 2016, ed ha incaricato l’Ufficio Consortile di coordinare l’intervento, di concerto con la competente Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, con gli uffici del Comune di Civitavecchia e con l’apporto delle associazioni culturali che possano offrire un contributo volontario, gratuito e competente.

Visto:

che all’interno delle aree della zona di PRG ricadono ampie parti soggette a vincoli di protezione delle aree e dei resti archeologici, per le quali valgono le disposizioni di cui alla legge 1° giugno 1939, n° 1089, e successive modifiche e integrazioni e del relativo regolamento di esecuzione, nonché quelle contenute nell’art. 20 della normativa generale del P.T.P. regionale e quanto altro in vigore per successivi provvedimenti. Le indicazioni relative alle preesistenze archeologiche si intendono integrate da quelle che dovranno essere riportate nei progetti esecutivi per la verifica delle modalità adottate ai fini della rimessa in luce, della conservazione e della valorizzazione dei beni A9, A10, A11, A12 del suddetto P.T.P. e di ogni altra preesistenza d’interesse storico, culturale o documentario;
che nelle aree suddette valgono altresì, per quanto applicabili, le disposizioni della legge 29 giugno 1939, n° 1497, e relativo regolamento di esecuzione, quelle della legge 8 agosto 1985, n° 431 e del P.T.P. più volte citato per le categorie dei beni esistenti nel territorio, con particolare riferimento ai boschi, alle zone a vegetazione mista, alle zone agricole ad alto valore paesaggistico, ai sistemi idromorfologico-vegetazionale e bosco-pascolo (beni di tipo B), nonché alle zone C2, C4, C5 e C6, ancorché non esplicitamente individuate dallo stesso P.T.P., in quanto espressamente richiamate ai fini della tutela paesistica;
che nella zona ricade anche l’area della Ficoncella, dove il Comune ha realizzato una prima attrezzatura termale con piscina ed alcuni servizi per il pubblico e dove esiste una interessante antica vasca a gradoni, un calidarium, che è stata ripetutamente oggetto di benemeriti interventi di ripulitura da parte dei soci della Società Storica Civitavecchiese, che fa parte di un grandioso complesso monumentale riferibile alla località di origini preromane di Aquae Tauri, attestata da Plinio il Vecchio, oggi principale oggetto del “Progetto Acheloo”, che vede promotore il Comune di Civitavecchia e si avvale della collaborazione tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna (diretto dal prof. Massimiliano David), e quello di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma (diretto dalla prof.ssa Francesca Romana Stasolla), con la partecipazione alle attività di affiancamento logistico e di assistenza della suddetta Società Storica Civitavecchiese.

Atteso:

che un quadro esatto delle vicende storiche e delle prospettive del monumento sono state tracciate da Francesco Correnti, Roberta Galletta e Vincenzo Valentini nel loro recentissimo articolo A Civitavecchia, una reliquia del Medioevo in abbandono – Tre voci per il Campanile di “Saint-Gilles” – intitolato a San Giulio dai templari e a Sant’Egidio dai Cavalieri di Rodi rischia il crollo e l’oblio, pubblicato con grande evidenza nella prestigiosa rivista “Lazio ieri e oggi” diretta da Willy Pocino.

Per quanto sopra esposto

risulta evidente la necessità che, nel quadro delle attività per l’individuazione delle preesistenze archeologiche e delle modalità di rimessa in luce e valorizzazione di queste risorse, vengano comprese anche le aree del suddetto Campanile. Nel piano di inquadramento, considerata l’unicità della testimonianza di epoca medievale del monumento e il suo valore storico-artistico, l’area di pertinenza del Campanile – come negli altri strumenti di pianificazione sovraordinata o subordinata – è disciplinata da apposite norme di tutela che ne prevedono, previa acquisizione pubblica attraverso esproprio ovvero forme di cessione:

  • la recinzione dell’area (opportunamente schermata con essenze arboree così da inserirla nel contesto paesaggistico), per impedire l’accesso al monumento da parte di malintenzionati o comunque per evitare danni a persone e cose nella attuale situazione di abbandono;
  • la ricognizione attraverso campagne di scavo per riportare alla luce gli altri resti interrati;
  • il restauro delle parti murarie per eliminare ogni pericolo di danneggiamento ulteriore;
  • un insieme di iniziative atte a consentire la valorizzazione culturale e turistica del complesso riportato a bene fruibile, ad assicurare la custodia, la manutenzione e l’accessibilità dello stesso (senza barriere architettoniche), nonché il suo inserimento negli itinerari turistici, unitamente alle Terme Taurine, al giardino botanico dei cosiddetti “Horti traianei” ed al complesso monumentale di Aquae Tauri da riportare alla luce attraverso le modalità da definire nell’ambito del “Progetto Acheloo”.

  • Tutto ciò premesso il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta:

    ad avvalersi, per la progettazione particolareggiata delle predette procedure, delle stesse modalità di studio e di formulazione già messe in atto dal Comune, affiancando all’Ufficio Consortile il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma, diretto dalla prof.ssa Francesca Romana Stasolla, che ha già espresso la propria adesione all’iniziativa e che continuerà a interessare il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà della Alma Mater di Bologna, con la assistenza scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale;
    ad attivarsi, presso gli Uffici comunali competenti, ovvero il Servizio 2 – Servizi Finanziari e Partecipate, dirigente Dott. Francesco Battista, ed il Servizio 4 – Lavori Pubblici – Ambiente, dirigente Ing. Giulio Iorio, ciascuno per le procedure di competenza, al fine di rendere immediatamente disponibile il finanziamento di € 15.000,00 destinato alle attività prioritarie da svolgere con urgenza, come esposto nelle premesse, per la salvaguardia e il restauro del Campanile romanico della chiesa templare, oggetto della presente mozione, così come le altre somme previste per tale finalità e per gli altri adempimenti prescritti dal PRUSST, scongiurando la perenzione di tali fondi o la restituzione al Ministero, al fine di proteggere e consolidare il patrimonio archeologico e culturale della nostra Città.

    I Consiglieri di centrosinistra: Piendibene, De Angelis, Di Gennaro, Scilipoti, Tarantino

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