Il sistema si è rivelato fallimentare. In arrivo isole ecologiche a scomparsa e conferimento dei rifiuti con carta magnetica, per dimenticare lo slalom tra i rifiuti sui marciapiedi.

Alla fine il bubbone è scoppiato dopo un anno (e pure troppo ci ha messo). Non parliamo della peste, ma della raccolta differenziata.

Da luglio, a Dio piacendo, una parte di Civitavecchia potrà dire “a mai più rivederci” al sistema del porta a porta.

Un fallimento totale dal punto di vista operativo, che sta peraltro rischiando di sancire altri due fallimenti ancora più gravi: quello di Csp e, la caduta, dello stesso Comune.

Tutto ciò per ritrovarsi comunque in mezzo allo schifo, per non usare parole più volgari ancora.

Lo schifo delle periferie, dove l’incredibile sistema dei mastelli da appendere al paletto (per la gioia di animali selvatici e randagi) si mescola in un cocktail esplosivo con l’inciviltà di chi tira i sacchetti dal finestrino; e lo schifo del centro, dove bisogna fare lo slalom tra mastelli e buste per le eccedenze lasciate sui marciapiedi non per scelta di presunti “cittadini zozzoni”, ma perché non c’è semplicemente alternativa.

Per non parlare degli inguardabili (e per giunta costosi) recinti della monnezza che i locali sono stati costretti, a proprie spese, a realizzare, togliendo ancora più spazio (e aria pulita…) di quanto non facessero i vecchi cassonetti.

Arriverà quindi questo nuovo sistema con isole ecologiche, forse a scomparsa ed interrate, dove la gente (sorvegliata da telecamere o operatori) potrà conferire i proprio rifiuti differenziati all’ora che vuole, con la tessera magnetica per il necessario riconoscimento.

Speriamo bene, perché l’amministrazione si gioca qui un grosso pezzo del proprio futuro: il sistema dovrà essere migliore e meno costoso.

Non che ci voglia molto, ma il facile ottimismo è categoricamente vietato.

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