” Ben prima dei significativi episodi richiamati dalle recenti  interrogazioni di parlamentari e consiglieri  regionali si  sentiva parlare di  Tirreno Power come  di una  impresa industriale in crisi.
Già nel 2003, infatti, pochi anni dopo la liberalizzazione del mercato dell’energia, la società dimostrava il suo scarso interesse verso i lavoratori assumendo la decisione scandalosa di ridurre drasticamente la quota di personale impiegato a Civitavecchia da 327 unità a 190, ridotti addirittura a 163 con gli esodi volontari, riservandosi di procedere ad ulteriori tagli nel biennio successivo. Ovviamente, tra proteste operaie, laboriose trattative, accordi con i sindacati e mediazioni del potere politico. Successivamente, la società, i cui  impianti sono dislocati in diverse località della Penisola, si avvantaggiava di un decennio di guadagni cospicui, peraltro consentiti dalle modalità di funzionamento della borsa dell’energia, che tuttavia non utilizzava per ridurre l’indebitamento bancario e superare le grosse difficoltà denunciate. Che, non risolte, la portavano a presentare nel 2014 un piano complessivo di licenziamenti di 314 unità su un totale di 520 occupati, ridimensionato per intervento del governo e delle forze sociali. A seguito del noto sequestro dell’impianto a carbone di Vado operato dall’autorità giudiziaria, essa denunciava un ulteriore esubero di 186 dipendenti su 384, di cui 42 soltanto nell’impianto “produttivo” della nostra città.
La serie di fatti sinteticamente richiamati non fa altro che confermare che talora  ristrutturazioni, innovazioni, conversioni e simili annunciate dalle grandi imprese non prefigurano  processi di adattamento, di espansione e di sviluppo ma, al contrario, incisivi e progressivi tagli di personale e magari dislocazioni all’estero in paesi dove i diritti dei lavoratori sono assolutamente disattesi. Misure che spesso non sortiscono l’effetto sperato in quanto ignorano che la strada migliore per uscire dalle difficoltà economiche è proprio quella di non mortificare coloro che prestano un’attività lavorativa, ma piuttosto di investire sulle risorse umane, adottando quelle pratiche che per la loro sperimentata efficienza ed efficacia garantiscono il sicuro ed economico raggiungimento degli obiettivi.
Riteniamo che la dirigenza di Tirreno Power debba essere indotta a convincersi della necessità di introdurre un reale cambiamento nella gestione della propria attività, e che l’Enel  debba essere sollecitato ad  assorbire il personale dichiarato in esubero dalla citata società in ottemperanza all’impegno da esso solennemente assunto con la convenzione dell’aprile 2003 e confermato con l’accordo del febbraio 2014: impegni entrambi sottoscritti in riunioni svoltesi ai massimi livelli tra i principali attori istituzionali. E ciò andrà fatto tramite una grande manifestazione che pensiamo debba essere coordinata dall’Amministrazione comunale. Sotto i cancelli dell’impianto Enel di TVN la città dovrà ricordare a questa grande azienda che ha sì prodotto energia e occupazione ma che ha anche sfruttato per tanti anni il territorio con un impatto estremamente pesante sotto i profili della salute e dell’ecologia. E che è quindi chiamata a vagliare  ogni possibilità di attuare una produttiva e sollecita ricollocazione di tanti suoi ex occupati che per età ed altri motivi risultano praticamente esculsi dal mercato del lavoro”.

Comunicato dell Coordinamento del POLO CIVICO, Francesco Castriota e Giuseppe Fresi

 

image_pdfScarica articolo (pdf)image_printStampa articolo
Quanto ti piace?

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com