Francesco Castriota:  le ragioni del SI’.
“Recandosi al seggio il 4 dicembre prossimo il cittadino è chiamato a rispondere ad un quesito di fondamentale importanza: se intende confermare la trasformazione del Senato della Repubblica, questo organismo elettivo sin qui munito degli stessi poteri della Camera dei Deputati, nel Senato delle Autonomie, cioè l’assemblea rappresentativa del sistema degli enti locali, numericamente molto più ristretta, con componenti e  poteri diversi da quelli dell’altro ramo del parlamento. Ebbene, se voterà SI’ allora renderà possibile questa diversa caratterizzazione dell’istituzione.        Garantirà al territorio la possibilità di discutere finalmente dei suoi tanti e svariati problemi, sin qui affrontati in anci, upi e conferenza stato-regioni, nel nuovo Senato, che sarà la sede privilegiata del raccordo con il potere centrale nelle sue diverse manifestazioni.
E non farà altro – in ultima analisi – che supportare col suo voto positivo il naturale e progressivo cambiamento subìto da quell’organismo che, istituito in Piemonte nel 1848 col nome di Senato del Regno all’atto dell’adozione dello statuto albertino, fu esteso alla nuova Italia proclamata una e indipendente il 17 marzo 1861. Detto organismo, essendo come noto di nomina regia, fu per molti decenni il tradizionale strumento di potere della “corona” e cadde successivamente, al pari della camera, sotto il controllo del regime fascista.
Nel dopoguerra, l’assemblea costituente, nel disegnare l’architettura dell’Italia repubblicana, decise di mantenere il sistema bicamerale: optò quindi non senza contrasti per un senato avente competenze identiche a quelle della camera, ma lo trasformò in elettivo, con collegi regionali e con un elettorato attivo e passivo diversificato. Conferendogli una fisionomia rivelatasi nel tempo alquanto incerta.
Infatti, a distanza di qualche decennio, si sviluppò nel Paese un ampio e intenso dibattito che censurò aspramente la pletoricità del nostro parlamento (proponendo persino il dimezzamento della camera dei deputati), la perdurante assenza di raccordo con una miriade di enti locali che quanto più ampliavano la loro autonomia tanto più regredivano in funzionalità ed efficienza, la laboriosità della  formazione delle leggi, lo spreco evidente di risorse economiche. Alla critica non seguì però la capacità di pervenire all’approvazione di una riforma.
Ebbene, in questa nostra Repubblica, che è una entità statale di grosso peso politico  inserita  organicamente da settant’anni nel più ampio contesto di una Unione Europea provvista, pur coi limiti che ben conosciamo, della sua assemblea rappresentativa e del suo organo esecutivo, la riforma su cui si vota promuove un adeguamento dell’assetto istituzionale al mutare della situazione interna e internazionale: taglia il numero dei parlamentari, trasforma il Senato in una espressione delle autonomie, permette una maggiore velocità nelle decisioni, un recupero di competitività, una eliminazione degli sprechi. Procurando, in breve, vantaggi netti alla collettività a prescindere dal fatto contingente di quale sia il governo che la esprime”.

Comunicato di Francesco Castriota, Polo Civico.

 

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