“Abbiamo già detto della recente manifestazione di Torre Valdaliga, e invitato le forze politiche e sociali a cambiare radicalmente registro, ad impegnarsi tutte insieme  nel difficile compito di “bonificare”, ove occorra, il lavoro esistente e di crearne di nuovo. Convinti che l’elevata disoccupazione sia il grande nemico da sconfiggere. Chi non ha un lavoro – lo ripetiamo soprattutto per sistemare in un quadro d’assieme i problemi particolari – subisce tutte le frustrazioni della persona a cui viene tolta la dignità sociale. Si sente evidentemente escluso dal contesto in cui invece vive ed opera il normale cittadino.
Chi svolge un’attività lavorativa, infatti, è generalmente partecipe, anche se in varia misura,  dei diversi aspetti della  vita  pubblica: legge i giornali,  segue i dibattiti  televisivi, partecipa a  convegni e incontri sulle tematiche più varie, si tiene informato sugli avvenimenti socio-economici della collettività in cui è inserito. Corrisponde in qualche modo alle richieste di solidarietà, partecipa alle iniziative ricreative e culturali, non diserta le elezioni.
Chi non lavora vive in tutt’altra dimensione: ricava insicurezza e vergogna dalla propria condizione, è vulnerabile a tutti gli incerti della vita e non riesce ad esprimere disponibilità,  a dare il proprio contributo a una società che non gli permette di sentirsi utile, di essere pari agli altri. Nel contempo genera nella famiglia e nella comunità cittadina scompensi tali da  creare un’autentica frattura sociale e generazionale. Sappiamo poi che Civitavecchia, oltre a doversi difendere dalle insidie della globalizzazione e delle crescenti disuguaglianze del reddito, deve ancora fare i conti col mancato recupero della propria identità locale.
E’ chiaro che una società che presenta simili caratteristiche non può funzionare.
E infatti, se con i nostri concreti comportamenti politici accettiamo una situazione in cui la disoccupazione e la precarietà mantengono dimensioni preponderanti, soprattutto tra i giovani, che passano da un’infanzia e un’adolescenza felici a un presente assolutamente incerto, e in cui continua a crescere la percentuale di anziani, una parte dei quali assolutamente indigenti, allora rischiamo di grosso.
Ci si prospetta inevitabilmente – e senza per questo voler essere profeti di sventure –  lo scenario di una città statica, che manca di entusiasmo, di slancio e dinamismo, che rinuncia  a combattere e va alla ricerca di un’impossibile condizione di sicurezza. Tra i giovani, poi, si verificherà inevitabilmente un abbassamento del livello di aspirazione, un vero doloroso regresso. Non è questo, senz’altro il traguardo cui aspiriamo.
Per guarire da questa ferita aperta occorrono slancio e generosità, occorre che gli sterili antagonismi cedano il posto a una grande e solidale scommessa sul futuro. Già in passato azioni politiche coraggiose hanno arginato pericolose derive, e lo possono fare ancora”.

Comunicato del Coordinamento del POLO CIVICO, Mauro Campidonico  Francesco Castriota  Giuseppe Fresi.

 

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