E’ stata densa di aspettative e di preoccupazioni la storia delle relazioni tra la nostra città e l’ente elettrico. L’Enel sostenne che la clausola di salvaguardia del 2004 che prevedeva il riassorbimento di eventuali esuberi dalla centrale di Tirreno Power riguardava il solo periodo di realizzazione della centrale. E ciò portò al licenziamento nel 2017 dei 5 dipendenti Tirreno Power  ex Enel. E poi l’amministrazione Cozzolino con superficialità, alla cancellazione dei 300 milioni di euro previsti nell’ultima convenzione come investimento nell’eolico.

Eppure la realizzazione della Centrale di Torrevaldaliga Nord è stata possibile grazie ad un accordo trasversale dell’allora consiglio comunale di Civitavecchia, allora amministrata dal sindaco De Sio, e l’Enel diretta dall’a.d. Scaroni. E, come per tutte le attività industriali ad alto impatto, a fronte di una opportunità di sviluppo dell’economia e dell’occupazione della nostra città, si accettò l’insediamento di uno stabilimento che, pur soggetto alle regole di funzionamento sulle emissioni e sugli altri aspetti di esercizio regolati dalle leggi e regolamenti vigenti, rappresentava indubbiamente una alterazione delle condizioni ambientali del territorio.

E’ ben vero che la città fino al 2013 ha ricevuto da ENEL alcune compensazioni economiche. Compensazioni non sufficienti a consolidare il tessuto imprenditoriale presente, che ha invece autonomamente cercato di rafforzarsi per uno scenario di attività congruente con la vita attesa della centrale (25 ANNI).

Oggi la strategia industriale dell’Enel è mutata per via delle variazioni intervenute nel settore energetico, nella domanda e nei costi dei combustibili, della richiesta universale di una riduzione della CO2, della chiusura anticipata della centrale che da noi ha spiazzato quanti hanno investito tecnicamente in risorse umane per manutenzioni e servizi, o  materiali e strutture. Prospettando uno sfasamento ben diverso dai casi di disinvestimento industriale dovuti a cambiamenti di mercato in siti occupati da lunghi periodi (vedi Fiat) perché qui l’insediamento è troppo giovane e dovuto ad un accordo recentissimo e sofferto.

Per le ragioni su esposte riteniamo che il progetto di riconversione a gas potrà essere realizzato solo se l’Enel si impegnerà a riconoscere del disinvestimento la città e le imprese locali.

Che l’Enel si confronti per la condivisione e realizzazione a un progetto di decarbonizzazione che coniughi la sostenibilità ambientale con le esigenze occupazionali.

Che l’Enel lavori da subito all’insediamento, anche al fuori del sito produttivo della centrale, di una serie di attività produttive ecocompatibili che aiutino la città a dotarsi di un’economia diversificata, alternativa a quella presente. Assicurando nel progetto investimenti.

Diversamente, l’Enel dovrà provvedere allo smantellamento e bonifica dell’attuale impianto energetico a carbone per restituire alla città i grossi volumi e la vasta area da essa occupati (terrestre e marina).

Il  Coordinamento del  POLO CIVICO

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