Una cattiva memoria preserva da tanti rimorsi. Probabilmente per questo Mazzola scambia la sua immaginazione per memoria e dimentica così di aver non solo continuamente ignorato, ma anche a lungo sbeffeggiato quei tanti suoi concittadini che ormai 6 anni fà con le denunce del consigliere Marco Tosoni ed il ricorso al Tar del Lazio, iniziarono una dura lotta che vide il suo punto più drammatico in un serrato ed ininterrotto presidio nel gennaio 2014 in strada 24 ore al giorno per oltre due mesi – peraltro i più freddi dell’anno – per rimediare alla colpevole “dimenticanza” di un sindaco che, nelle prescrizioni possibili da imporre alla SAT, in cambio della occupazione di una strada statale per la costruzione di una autostrada, dimenticò, oltre a numerose altre cose indispensabili per una degna viabilità complanare, la costruzione di un ponte alternativo a quello “rubato” dalla autostrada, costringendo così all’isolamento le zone della Farnesiana e di Pantano.

Ebbene in questi giorni assistiamo ad una improvvisa resurrezione dell’ex sindaco che, a sorpresa, dopo aver contribuito a rendere Tarquinia molto più isolata e mal raggiungibile di quanto fosse prima dell’arrivo della tirrenica, si attribuisce il merito della realizzazione del nuovo ponte sul Mignone i cui lavori partiranno a breve.

Capiamo come il periodo elettorale implichi la propaganda nella ricerca di un’ultima spiaggia, ma su questo tema è certo ed inequivocabile come solo la forza e la costanza dei cittadini, che senza mai avere il suo appoggio, hanno direttamente ed in modo documentato e documentabile, interloquito con i dirigenti del Ministero delle Infrastrutture e con la SAT fino a convincerli della gravità della “dimenticanza” di un ponte alternativo, permettendo, dopo ben quattro anni dall’inizio di quella lotta, di vedere riconosciuto un diritto alla mobilità che SAT voleva sottrarre a Tarquinia.

Quello che invece Mazzola ci ha lasciato è ormai sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che in passato lo sostenevano magari solo con colpevoli silenzi: il principale e comodo accesso alla città da sud è oggi scomparso rendendo più lungo il percorso per entrare in città mentre l’accesso da nord è subordinato ad un assurdo percorso che conduce i viaggiatori in un lungo tour nella zona industriale prima di poter finalmente rientrare nel paese. Senza contare la scadente progettazione delle complanari con cui la attuale amministrazione sta oggi facendo i conti nonchè lo scarso compenso paesaggistico che SAT doveva prevedere nelle adiacenze dell’autostrada con la piantumazione di numerosi alberi, ad oggi tristemente morenti o addirittura non più esistenti per l’inadeguatezza dell’intervento.

Ma il peggiore e più definitivo giudizio su Mazzola in fondo non è certo il nostro ma è stato proprio quello dei suoi ex sodali di partito che hanno addirittura preferito per le imminenti tornate elettorali candidati esterni a Tarquina costringendolo a farsi “recuperare” da liste che – ahimè – lo portano oggi ad affiggersi addirittura da solo i propri manifesti…

Insomma oggi è lui stesso una vittima di quella sua maniera di intendere la politica, fatta di mancanza di ascolto, atteggiamenti sprezzanti verso chi solleva importanti problemi della comunità e sopratutto vittima delle vendette di una vecchia politica da cui alla fine è stato impietosamente emarginato. I cittadini lo ricordano più che bene… Era il 2012, con il progetto di SAT già da tempo terminato ed approvato, Mazzola girava con un pennarello rosso a disegnare il ponte che mancava sul fiume Mignone, a dimostrazione che, lui, non ne aveva mai denunciato l’assenza nel progetto definitivo ed esecutivo.

Non era un caso, ma un si incondizionato, dettato dal suo partito, un si dato troppo velocemente, che i cittadini non potranno mai perdonare. Il nuovo ponte sul Fiume Mignone, ci spetta di diritto, non dobbiamo dire grazie a nessuno, figuriamoci a chi non ha lottato per vederlo, prima progettato e poi realizzato.

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