(Quinta Parte)

Le così dette “costrittività organizzative”, le ritroviamo inoltre, in ripetuti ingiustificati trasferimenti, nella prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto, o viceversa nella prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi e nel regolare impedimento di accesso alle notizie.
Tale costrittività, è insita inoltre,  nell’esclusione ripetuta del lavoratore rispetto ad iniziative volte all’aggiornamento professionale del personale e nell’inadeguatezza  strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività lavorativa, ma anche nell’esercitare pressanti forme di controllo.
Quale ruolo ha il tempo sul mobbing?
Leymann, ritiene che la durata del conflitto debba essere di almeno sei mesi, con una frequenza minima settimanale delle vessazioni subite da parte del lavoratore perseguitato.
A questo punto, è facile comprendere quali possono essere le conseguenze che possono ricadere sulla vittima, qualora il mobbing abbia avuto l’effetto di allontanarla in uno dei modi sopra detti, dal posto di lavoro. La mancanza di un reddito da lavoro dipendente, che magari era l’unico sostentamento per il mobbizzato ed in molti casi anche quello dell’intera famiglia, lo fanno sprofondare ulteriormente, in una sorta d’imbuto, che si stringe sempre più e dal quale non è così semplice risalirne, essendo venuta a mancare la base dell’economia familiare.
Poiché è chiaro, come diceva mia nonna: “anche se c’è l’amore, se non hai soldi, cosa ci metti nella pentola?”, ed allora è altrettanto normale e naturale che possano sorgere inevitabili e gravi conflittualità, come vedremo appena avanti.
Anche le relazioni, ne risentono. Specie nella famiglia, che nel nostro Paese, nonostante i tempi stiano cambiando, vede ancora un legame molto radicato e dove all’inizio la vittima, cerca di scaricare le sue vessazioni, cercando di condividerle con essa, e tentando in questo modo di trovare comprensione e supporto al vuoto ricevuto dal suo lavoro. Ma, anche questa, la famiglia, alla lunga, si stanca di ascoltare il mobbizzato che quotidianamente parla e riparla dei suoi problemi coinvolgendola sistematicamente, generando in questo modo il così detto doppio mobbing, sino a che, anche la stessa famiglia, scarica il povero lavoratore mobbizzato, che ora rimane completamente isolato e solo.
Altri effetti devastanti sulla vittima, consistono in uno stato di costante allarme ed attesa, relativo ad un imminente ed ingiustificato pericolo, che differisce dalla paura vera e propria, la quale risponde a condizioni di pericolo reale e che l’individuo, dovrebbe essere in grado di valutare e controllare, a seconda dei casi.

 

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