“Lunch Atop a Skyscraper” (in italiano “pranzo in cima ad un grattacielo”), è una famosissima fotografia scattata nel 1932 dal fotografo statunitense Charles C. Ebbets durante la costruzione del GE Bulding, uno degli edifici più alti di New York, presso il Rockefeller Center.
La foto ritrae undici operai intenti a consumare un pasto frugale seduti su una trave d’acciaio sospesa nell’aria, a centinaia di metri sopra la città e fu pubblicata sul New York Herald Tribune del 2 Ottobre 1932.
Solo alcune informazioni erano note.
Innanzitutto, la foto era vera, autentica, e non un fotomontaggio come a qualcuno è venuto in mente osservando la scarsa sicurezza sul posto di lavoro. Inoltre, era stata scattata il 19 settembre 1932 sul cantiere del grattacielo RCA (il grattacielo in costruzione da altra prospettiva), che sarebbe stato il principale edificio del Rockefeller Center, oggi GE Building. L’articolo,
facendo riferimento alla foto, dichiarava solo la completa assenza di protezioni, corde o reti per la sicurezza degli operai. Nient’altro.
Per anni è stato impossibile scoprire l’identità di quegli operai, la maggior parte dei quali immigrati europei, ma il regista Sean O’Cualain si è imbattuto per caso nella verità…
Sean O’Cualain stava girando un documentario nell’Irlanda del Nord quando, entrando in un pub, vide una copia della fotografia dietro il bancone, accompagnata dalla didascalia “Questo è mio padre Sonny. Pat Glynn”… Incuriosito, O’Cualain si mise in contatto con Pat Glynn, residente a Boston. L’uomo confermò che sulla trave c’era proprio suo padre insieme a suo zio: erano emigrati insieme in America per trovare lavoro. Sempre più interessato, il regista proseguì le ricerche sul celebre scatto e scoprì che si tratta di una fotografia reale e non di un trucco da camera oscura o un fotomontaggio come era stato ipotizzato.
È nato così il documentario “Men at Lunch”, presentato al TIFF 2012 (Toronto International Film Festival).
Le immagini e i negativi sono conservati a 20 gradi sotto zero, ritenuta la temperatura ideale per conservare i negativi. L’eternità non è garantita, ma la pellicola si degrada 500 volte più lentamente che a temperatura ambiente.
Senza ombra di dubbio gli undici operai del Rockefeller Center non sono mai stati così al sicuro.
(fonte: www.f052.it)

 

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