Una campagna di solidarietà per la pony cieca ospite della Casa Circondariale di Civitavecchia

Una luce per Nora.
È questo il titolo della campagna sociale studiata per tentare di far operare una pony cieca che si trova nella Casa Circondariale di Civitavecchia. “Ciao, mi chiamo Nora e sono una ponetta cieca che fa volontariato nella Casa di Reclusione di Civitavecchia – si legge in una delle locandine in cui viene raccontata la storia della pony – Il mio padrone adottivo, Mario, mi ha comprato da della gente cattiva che mi voleva macellare solo perché, secondo loro, non servivo più a niente… Invece ora faccio divertire i bambini quando vengono a colloquio in carcere coi loro papà e mi hanno fatto anche tanti bei disegni. Mario mi ha promesso di cercare una clinica oculistica veterinaria che mi possa operare per tentare di ridarmi la vista, e spero veramente ci riesca, perché se tra un po’ farò un puledrino vorrei, come tutte le mamme, potermelo guardare per prendermi cura di lui, evitargli i pericoli, giocarci insieme… Sarebbe la felicità, e finalmente un raggio di luce nella mia vita!”. A raccontare la storia di Nora è anche il padrone adottivo, Mario: “Alcuni anni fa, accompagnando un amico a vedere dei cavalli in vendita,
adocchiai tra gli altri animali una mite ponetta bianca, Nora, con gli occhi semichiusi e ciechi. Chiesi di lei e mi dissero che siccome non serviva a niente, prima o poi l’avrebbero macellata… Mi fece pena, anche perché era molto affettuosa e così mi offrii di comprarla e la portai nell’azienda di un mio amico, ma a causa della sua cecità si presentarono subito delle difficoltà nel mantenerla al pascolo con gli altri cavalli, e d’altronde non mi piaceva l’idea di tenerla sempre chiusa in un box”. Di lì l’idea di portarla alla Casa Circondariale, possibile dopo aver superato positivamente la trafila burocratica e con l’impegno dello stesso Mario di accudirla e coprire eventuali spese anche veterinarie. “Parlando con l’educatrice del carcere di alcuni progetti di agricoltura, colsi l’occasione di proporre la pony per offrire un momento di svago e di socializzazione durante i colloqui dei detenuti con i loro figli nell’area verde. Anche perché se il carcere è uno dei punti dolenti della società, proprio i momenti di incontro dei detenuti con i loro figli piccoli sono spesso critici, momenti dove affetto e rammarico, allegria e scoramento si mescolano e si confondono. E allora la presenza di un animale che nell’immaginario infantile evoca emozioni e sentimenti positivi, un compagno di giochi e di avventure nella fantasia (si pensi solo all’enorme successo di pubblico, non solo infantile,e
di critica della serie tv e della linea di giocattoli My Little Pony), ha un’enorme valenza affettiva ed educativa, e può rendere le brevi ore dei colloqui momenti di serenità e di positivi rapporti familiari. Come attestano i numerosi disegni che questi bambini hanno realizzato (nella foto, ndr)”. Ciò ha permesso, ricorda Mario, “un’originale sinergia tra due debolezze, due condizioni di disagio, due marginalità e due vulnerabilità: la cecità e la detenzione, che insieme però possono portare a qualcosa di positivo, a quell’umanizzazione del carcere e a quel benessere degli animali che sono possibili ed interessanti argomenti della comunicazione sociale”. Come nasce quindi l’idea di una campagna sociale per Nora? “Da parte mia, frequentando un master sulla Comunicazione Sociale presso l’Università di Tor Vergata, per la tesi ho pensato allora ad una campagna di mobilitazione, una sorta di crawdlobbying per sensibilizzare qualcheclinica oculistica perché si prenda cura degli occhi di Nora a titolo di solidarietà sociale e di ritorno di immagine” spiega Mario che aggiunge pero come si tratti di una campagna “per parlare non solo di Nora e di benessere animale, ma anche per tenere desto l’interesse e sollecitare l’impegno
verso quelle situazioni, come i rapporti familiari dei detenuti, a parole nei pensieri di tutte le forze politiche e sociali nella realtà troppo spesso consegnate ad un limbo di indifferenza e di oblio, se non addirittura di strumentalizzazioni”. Una storia a lieto fine? Chissà. Ma probabilmente Nora ha già avuto il suo lieto fine. “Nora divenne subito la coccola di guardie e detenuti. Un detenuto fu incaricato di prendersene cura ed io stesso, quando la mattina uscivo dalla sezione semiliberi e la sera quando vi ritornavo, controllavo che avesse l’acqua, che la lettiera fosse pulita e ne approfittavo per farle qualche carezza” racconta ancora Mario, che spiega come la pony ora ha anche un compagno. “Dopo una forse ancor più lunga e complessa procedura burocratica, Mariuccio, un graziosissimo pony shetland pezzato, è venuto a farle compagnia, si sono anche già fidanzati – conclude Mario – e tutti aspettiamo che alla prossima primavera ci faccia un bel puledrino…”.

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