La Sfida in Amore ( Rubrica a cura di Alessandro Spampinato)

Se osserviamo bene i nostri pensieri possiamo anche accorgerci di alcune frasi che girano nel nostro campo
mentale o di alcune immagini che hanno la funzione di guidarci nei nostri atteggiamenti e nei nostri
comportamenti.
Alcune persone pensano: “voglio essere amata”, “voglio essere felice e avere una famiglia felice”, “voglio
essere bellissima”, “voglio avere successo”, ecc. a queste frasi si associano spesso immagini di case
grandi e ben arredate, di partner giovani e belli e sorridenti che ci rendono la vita una bella giornata di
sole, figli sani, belli, intelligenti e bravi in tutto, carriere di successo, ecc.
Potremmo definire tutto questo un’identità ideale, ciò che sogniamo e desideriamo per noi dalla nostra vita.
Poi c’è l’analisi della realtà, come stanno attualmente per noi le cose, che lavoro facciamo e quanto è retribuito,
se siamo single o, se abbiamo un partner, come è, che persona è e come ci tratta e dove abitiamo. Poi c’è la dimensione psichica di come ci percepiamo, il nostro vissuto di noi stessi e delle persone che fanno parte della nostra vita. Può capitare, infatti, che persone di successo, con carriere stellari, belle, giovani e capaci, con ville da sogno, siano profondamente insoddisfatte di sé, siano preda di paure e vivano conflitti profondi che le rendono infelici. È il caso, ad esempio, di Brad Pitt e di Angelina Jolie che in queste settimane stanno riempiendo i tabloid della loro
vicenda coniugale. L’io ideale, l’io percepito e la realtà dei fatti molto spesso non coincidono e generano in noi profonde frustrazioni e di conseguenza rabbia e paura. E’ a questo punto che parte la sfida! Poiché in fondo ci amiamo tutti e tutti desideriamo la realizzazione di quei pensieri e di quelle immagini ideali non accettiamo la sconfitta e il fallimento di essi, perché questo vorrebbe dire non valere abbastanza.
Così si combatte, si soffre, ci si sacrifica per forzare la realtà e gli altri al fine di piegarli alla nostra visione ideale delle cose, a quello che per noi crediamo essere il bene! Ci vuole analisi, consapevolezza, conoscenze profonde e tanta esperienza per comprendere la verità, e cioè che l’io ideale non è reale e proviene da antiche mancanze e paure che animano la nostra vita interiore sin da quando siamo piccoli. L’io ideale si forma anche attraverso la cultura e i modelli sociali, è quindi anche frutto di un apprendimento o indottrinamento oltre che di esperienze dolorose subite.
Questa dinamica della sida nasce dal bisogno di sentirsi diversi da come si è e di cambiare le persone e le cose con cui abbiamo a che fare per avere la prova di valere abbastanza. La cosa curiosa è che le poche persone che ho incontrato che, dopo anni di estenuanti battaglie con i loro partner, anni di duro lavoro e immani sacrifici per ottenere scatti di carriera o riconoscimenti vari, non si sono per niente sentite appagate e soddisfatte, anzi hanno lasciato il partner
perché non più interessante e provano noia e fastidio sul lavoro. È proprio in questo risultato che si vede l’inganno del meccanismo della sida e la sua origine problematica. Chi vuole essere diverso da come si è fallisce, perché il bene e la felicità si trovano nell’accettarsi e nel migliorarsi. Chi vuole cambiare gli altri e il mondo a propria immagine e piacimento fallisce, perché la vera sfida della vita è relazionarci e interagire con la diversità che porta novità, arricchimento e condivisione e, quindi, amore.

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