Mille racconti per mille parole. A cura di Kempes Astolfi

La cacciatrice di Arcobaleni
Ambientazione: Moderna
Genere: Fantasy
Uccelli cinguettanti interrompevano il silenzio sopra l’umida campagna inondata di fiori. Susan e Mike erano quasi giunti al termine del loro picnic. I due amici pasteggiavano un tiramisù e si guardavano negli occhi da diversi secondi, senza parlare.
Mike, il ragazzino dal taglio ribelle, passò le mani tra i lunghi capelli lisci. Susan distolse lo sguardo, quasi imbarazzata.

«Hai mai incontrato un Arcobaleno?» disse, quasi per gioco, la ragazza a testa bassa.
«No, mai.»
«Io una volta sì» sussurrò Susan, giocando nervosamente con le unghie come intimorita dallo sguardo dell’amico.
«Davvero? Com’è andata? Cosa ti ha detto?» domandò Mike, stando al gioco.
«Una cosa per volta» sorrise l’esile biondina, tra l’incerto e il timido: non era ancora sicura se rivelargli un segreto così
importante, anche se dentro di sé sentiva che Mike era la persona giusta. Susan inspirò, ed espirò. Prese coraggio.
«Tornavo dal paese in bicicletta» continuò Susan, «quando sono stata colta da un improvviso acquazzone. Sembrava senza senso: cielo terso e di colpo dei nuvoloni neri, minacciosi, prorompenti, si trasformarono in diluvio. Presa alla sprovvista, mi
sono riparata sotto un albero.»
«Accidenti, sei stata…Tempestiva!» esclamò Mike.
«A proposito di tempestività…c’era una tempesta fuori e una tempesta dentro. Quella fuori, che mi aveva bloccato in quell’angolo, fermò il tempo, come per magia…»
«Cosa intendi?» domandò incuriosito l’adolescente, iniziando a prendere sul serio le parole della coetanea.
«Che il battito del mio cuore iniziò a diminuire; vedevo, sentivo ogni cosa rallentare. Tutto sembrava così fuori dalla norma…. che iniziai a commuovermi.»
«Commuoverti?»
«Sì. Iniziai a piangere. Le lacrime scendevano sulle mie guance e toccavano terra, schizzettando e mischiandosi insieme
all’acqua piovana. Piangevo, ed ero felice! Sai… Sono attimi di vita che non ti aspetti, e che senza un motivo apparente ti commuovono. Passarono minuti, forse secondi, ma a me sembravano ore. La pioggia cessò. La stradina di campagna era
infangata e non vi era traccia di anima viva all’orizzonte. La bicicletta era lì, in mezzo ai fiori… mi girai verso la campagna. C’era
un campo sterminato, una moltitudine di colori e una quiete irreale. Era quel silenzio così assordante che fa un casino pazzesco. Qualche lacrima stava ancora scendendo, mentre avevo sempre il sorriso stampato in viso. Avevo appena vissuto un momento
da favola, ed era stato tutto mio.»
«Solo quel momento è già degno di una standing ovation. E l’Arcobaleno?»
Susan sollevò lo sguardo. Ora era più coraggiosa: guardava Mike negli occhi. «Fu lì che lo vidi: immenso, sterminato, imponente.
Era l’Arcobaleno più grande che avessi mai visto. Non volava una foglia. Non c’era anima viva. Silenzio: arcobaleno in corso.»
«E cosa hai fatto?!» sobbalzò Mike.
«Lentamente, ho iniziato a procedere a braccia aperte tra i mille colori, sfiorando con le mani fiori zuppi di pioggia. Ero in totale simbiosi con la natura. Ero a un passo dall’inizio dell’arcobaleno.»
(Fine prima parte)