“A seguito alle notizie di stampa che hanno anticipato le conclusioni dei periti nominati dalla Corte d’Assise ci vediamo costretti a fare delle precisazioni a fronte della distorta interpretazione circa gli effetti che la ricostruzione offerta dagli illustri professori potrà avere sul prosieguo del processo; inoltre ci corre l’obbligo di segnalare l’evidente errore in cui sono incappati i difensori della parte civile, laddove si sono lasciati andare ad affermazioni assolutamente contrarie alla realtà di fatto e giuridica che sarebbe scaturita da tale ricostruzione.
Occorre ricordare, infatti, che il dilemma, che avrebbero dovuto sciogliere i periti, è circoscritto alla domanda : “Marco Vannini poteva essere salvato in caso di tempestivi e corretti soccorsi?”…nulla a che vedere rispetto all’altro più inquietante e pregnante interrogativo che pone il capo d’accusa : gli imputati erano CONSAPEVOLI che Marco si trovava IN PERICOLO DI VITA e ciononostante NON HANNO FATTO NULLA PER EVITARE CHE LA MORTE SOPRAGGIUNGESSE (ecco l’accusa di omicidio volontario per dolo eventuale) ?
Ebbene i periti non avevano il compito di rispondere a tale secondo quesito (risposta che la scienza medica non potrà mai fornire)…e non lo hanno fatto…contrariamente a quanto sembra ritenere l’Avv. De Carolis, che si è lanciato nell’affermare “ormai è palese che gli imputati (tutti?) HANNO UCCISO Marco con una condotta consapevole, lucida ed organizzata”, quale conseguenza certa dell’accertamento peritale.
Ma a proposito di quest’ultimo dobbiamo precisare che in realtà veramente NULLA hanno aggiunto gli esperti nominati dalla Corte d’Assise a quanto era stato già detto dai consulenti del PM, essendosi limitati ad aggiungere una propria personalissima opinione ancora una volta basata su “ipotesi” assolutamente prive di riscontri obiettivi. In altri termini i periti, nonostante la precisione del quesito posto dalla Corte, non hanno svolto alcun accertamento sui mezzi di soccorso effettivamente disponibili nel territorio la notte del 17 maggio e sui movimenti che gli stessi avrebbero dovuto fare (per disposizioni delle autorità competenti) nel caso di specie: nessuna domanda in tal senso sembra sia stata fatta al responsabile del Servizio 118 pure interpellato, ma solo sulla codificazione di una richiesta di intervento per “ferita d’arma da fuoco”.
Tutti interrogativi che potranno forse essere meglio valutati dopo la escussione dei periti e, soprattutto, dopo aver sentito i testi indicati dalla difesa, che mai sono stati interpellati nel corso delle indagini”.
Avv. Pietro Messina      Avv. Andrea Miroli

 

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