Si chiama Dtt (Divertor Test Tokamak) ed è una macchina sperimentale destinata a fare della fusione nucleare una fonte di energia fattibile dal punto di vista tecnologico ed economicamente accessibile. Un progetto di respiro internazionale ma con un cuore tutto italiano, come spiega Giuseppe Calabrò, presidente del corso di laurea in ingegneria industriale dell’Università della Tuscia di Viterbo, nonché uno dei ricercatori impegnati nel progetto.
“L’obiettivo della fusione nucleare è quello di produrre energia come avviene in una stella, per poi utilizzarla nella vita di ogni giorno – ha spiegato il professor Calabrò – Nella pratica si tratta di riprodurre in un reattore, in maniera controllata, il plasma, ovvero la materia di cui sono fatte le stelle, per utilizzarlo come fonte di energia illimitata, senza emissioni inquinanti e con pochissime scorie. L’Italia si prepara a ospitare questo reattore sperimentale chiamato Divertor Test Tokamak, ideato dall’Enea in collaborazione con il Cnr e diverse università italiane tra cui L’Università della Tuscia”.
L’Ateneo viterbese ha investito molto nel campo della ricerca della fusione e ad oggi conta, oltre al professor Calabrò, altri due ricercatori e quattro dottorandi impegnati nel progetto. L’Università della Tuscia presenta inoltre due corsi nel percorso di studi in Ingegneria Meccanica sulle tecnologie per la fusione nucleare, uno più focalizzato sulla fisica dei plasmi e l’altro sulla tecnologia, sulla meccanica e sui materiali.

 

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