“Il tepore del sole mi alita sulla fronte come una mamma che ti bacia per vedere se hai la febbre. Sorrido. Passeggio nel mio vestito di cotone marrone che ha conosciuto giorni migliori. Dovrei dargli una bella pulita ma aspetto
che cambi la stagione prima di portarlo in lavanderia. Se porto altre cose a lavare riesco a risparmiare un paio d’euro.
Sul lungomare i venditori di occhiali espongono la loro mercanzia offrendola ai turisti con strascicati “Sunglasses…Sir ?”.  Un mendicante mi chiede degli spiccioli, gli allungo dieci centesimi e mi ringrazia con un certo distacco. “Unconditional surrender” troneggia sulla marina. La statua del marinaio che bacia l’infermiera. Chissà se avranno avuto problemi di soldi in quel momento. Forse no o forse invece si, ma se ne fregavano: la guerra era appena finita e loro erano giovani.
Ho fame. Ho circa cinque euro nel portafogli. Un altro mendicante mi si avvicina. Non posso più fare del bene. O mangia lui o mangio io. Continuo a camminare. Una nave da crociera ha appena attraccato. Ragazze e ragazzi
con l’aria di far parte dell’equipaggio di uno di quei giganti del mare si dirigono verso un chiosco sulla spiaggia. E’ un posto dove fanno dei Mojito niente male. Roba da 7 euro l’uno a salire. Se va tutto bene, venerdì sera, al massimo della mia vita notturna, me ne potrò bere uno. Passo davanti ad un fast food. Tentenno. Poi entro. Esco con un cheeseburger a un euro e una bottiglietta d’acqua. Cammino mentre addento il panino e guardo le vetrine di negozi
di biancheria. Un venditore di fiori mi passa accanto; è diretto verso i ristoranti del corso principale. Spera di vendere qualche rosa. Spera di mettere qualcosa nello stomaco. Mi fermo a guardare il cartellone del maggiore
teatro cittadino. Attori importanti. Grossi nomi. I prezzi degli spettacoli mi turbano. Il biglietto vale, più o meno, la spesa giornaliera di una famiglia con prole. Con quei soldi, se vai in un discount e stai attento alle offerte, ci puoi fare la settimana. Mi siedo su una panchina di marmo. Finisco il panino. Butto giù un sorso d’acqua. Un ragazzo con trecce, piercing e cane al guinzaglio si avvicina: – Hai un euro? Gli sorrido : – Mi dispiace lo sto cercando anche io.
Per lui e per molti come lui se uno è vestito in modo ancora dignitoso è uno ricco. Io ho ancora tre euro e venti. Posso bermi un cafè. Al vetro, macchiato freddo e un bicchier d’acqua. Con ottanta centesimi, la faccia tosta e un grazie mi porto a casa un risultato niente male. La testa non gira più. Ho recuperato un minimo di forze.
Ho ancora due euro e quaranta e mezza bottiglietta nella tasca della giacca. Per un secondo mi viene da ridere.
Quando devi stare attento al centesimo vivi in modo cauto, come un serpente sotto una roccia. Forza, forza, forza non devo mollare. Faccio qualche altro metro sul corso poi svolto. Salgo le scale. Il proprietario della pizzeria all’angolo mi guarda. Mi riconosce: – Avvocato buonasera. Buonasera Marco. Buonasera. Cerco le chiavi. Le trovo e apro il portone.
Sono di nuovo pronto a fingere che sia solo il 2013”.
Paolo Tagliaferri.

 

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