(Prima Parte)

Molti sono stati i miei interventi, relativamente al rispetto e non delle norme del Codice della Strada. L’ultimo, in ordine di tempo, edito su questa stessa testata giornalistica, ha avuto per titolo: “Poche regole per salvarci la vita”. In proposito, ho potuto notare che nonostante siano in molti a disattendere le regole basilari dell’utilizzo della strada e del civico vivere, ogni qualvolta viene tratta questa tematica, comunque l’indice d’interesse è molto alto. Aggiungo inoltre, che privatamente ho ricevuto numerose segnalazioni, in ordine all’”anarchia” che regnerebbe lungo le strade della nostra Città, dovuta ai molti utenti indisciplinati, contestualmente ad altrettante richieste di un mio intervento su questo specifica tematica.
Non è certamente facile rispondere. Ma credo che il primo approccio al delicato argomento, lo si possa ricercare a livello sociologico, cercando di interpretare e capire  le dinamiche e le regole delle strutture sociali, quelle dei processi che le uniscono e le separano e che studiando la stessa vita sociale del genere umano, dei gruppi e delle società, come pure i dettami della psicologia sociale, che studia le dinamiche dell’interazione tra il singolo individuo ed i gruppi stessi. Disciplina quest’ultima, abbastanza recente, risalente alla seconda metà del secolo scorso. Negli ultimi decenni, le società hanno subito comunque degli enormi cambiamenti:  la globalizzazione, internet e le comunicazioni in tempo reale, la mobilità delle persone da un punto all’altro del globo e le grandi immigrazioni, dapprima dagli stati dell’est europeo ed attualmente dal continente Africa; le molteplici incertezze, dovute sia agli eventi naturali, sempre più repentini e violenti, alluvioni e tempeste con frequenza ormai costante, sia ai disastri dovuti alla mano dell’uomo, tanto per rammentarne solo alcuni, vedi Seveso, il Vajont, Cernobyl, in tempi più recenti Fukushima, ecc.. Ma anche correlate all’insicurezza del posto di lavoro e alla difficoltà di avere una dimora propria,come pure dovute alla paura di epidemie, pandemie e del terrorismo, che può colpire in ogni momento ed in ogni dove. Insomma, tanti fattori comuni, non solo a Civitavecchia ed ai suoi abitanti, ma in generale anche a tutte le città, della così detta Società della seconda post-modernità, anzi,  in letteratura, in filosofia, in teologia e anche nel business, c’è chi da qualche anno azzarda l’ipotesi che saremmo in una nuova era da essi definita dell’”autenticità”. In epoche meno recenti, era probabilmente tutto più circoscritto sia territorialmente che socialmente e quindi sicuramente più controllabile e gestibile, per così dire a vista d’occhio. La psicologia sociale, studia anche le dinamiche ed i ruoli di ogni singolo individuo in un determinato gruppo e tanto per sintetizzare, può essere utile a capire un certo comportamento di alcuni individui, come ad esempio negli atti di bullismo o, tanto per addentraci appena in punta di piedi nella specifica disciplina scientifica, farci capire il perché un giovane, unitamente ad altri amici, costituenti un piccolo gruppo,  dopo essersi recato in  discoteca e magari aver fatto uso/abuso di alcol ed altre sostanze, spinto dalle dinamiche del gruppo stesso e con la visione della realtà distorta dalle sostanze ingerite, quale leader dell’insieme di ragazzi, brucia a 150 km/h un semaforo rosso nel centro di una città, oppure affronta una curva pericolosa alla medesima velocità, finendo fuori strada o provocando un incidente frontale, con un veicolo che marcia tranquillamente nella direzione opposta, con le conseguenze facilmente immaginabili. Mi ripropongo di tornare su questi interessantissimi  argomenti, da me utilizzati solamente per introdurre quello attuale. Tutti questi fattori, pensieri,  paure e preoccupazioni cui ho fatto cenno sopra, uniti alle mille attività giornaliere di ognuno di noi, figli, scuola, lavoro, shopping, attività sportive, ecc., fanno si  che siamo sottoposti ad un pressing continuo, indubbia fonte di un notevole stress, che aggiunto alla maledetta fretta, alla “corsa” quotidiana, trasformano il conducente di un veicolo, in un leone prepotente, arrogante e pericoloso, un po’ come il bravo impiegato alla stadio, cui tutto sembra essere permesso in barba a regole e norme, ma anche in spregio dell’incolumità e della sicurezza altrui e propria.

 

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