L’Ara di San Pietrino di Rota. A cura di Glauco Stracci – SSC

Altari etruschi della Tolfa.

L’ Ara di San Pietrino trae questo nome dalla località in cui è situato, posizionato nel Comune di Tolfa, davanti il borgo di Rota nelle vicinanze della riva destra del fiume Mignone. Si tratta di una tipologia di altari rupestri assai diffuso in questa zona dei Monti della Tolfa, in particolar modo concentrati nella zona di Manziana, dove un gran numero resta ancora inedito. Il manufatto fu ottenuto intagliando uno sperone tufaceo di colore grigiastro. E’ dotato di una rampa di cinque gradini che terminano con un piano rettangolare al cui centro c’è un foro orlato (diametro 30 cm), la struttura nel complesso è di modeste dimensioni (h: 175 cm, La: 225 cm, L: 300 cm). Adiacente all’ altare c’è un secondo sperone di tufo, in cui è intagliata una fossa rettangolare (cm 120 x cm 30), è probabile che i due manufatti fossero inizialmente un corpo unico. L’ attribuzione resta controversa, in ultima ipotesi sono considerati riproduzioni di altari etruschi per monumenti funerari di età tardo repubblicana, altresì per questa tipologia delle are a gradini, con bothros, si trovano esatte rappresentazioni in vasi etruschi di tipo skyphoi, dove è rappresentato l’aruspice seduto, con i piedi sui gradini dell’altare, in perfetta dimensionalità e somiglianza con i suddetti altari, proprio come si riscontra nell’Ara di San Pietrino. Considerando oltretutto, che tali altari sono sempre nelle prossimità di necropoli e/o insediamenti etruschi, in cui la successiva presenza di età romana non sempre c’è, vanno più verosimilmente considerati come testimonianze sopraggiunte di altari rurali, per riti funerari e propiziatori, in cui erano poste le libagioni o spighe di grano della messe, databili  al periodo tardo Arcaico, fine VI secolo a.C. Nel foro, che richiama il consueto culto ctonio etrusco, era inserito un vaso, forse un dinos, in cui veniva posta l’offerta, l’assenza comunque di un’indagine archeologica in questa area di tali altari, lascia ancora larghi margini interpretativi. Si tratta di un importante e affascinante monumento, un unicum per Tolfa,che trova un quasi gemello nell’ Ara dei Quadroni di Manziana, fu pubblicato in primis nel 1961 da Basilio Pergi, ma da allora se ne persero le tracce sulla precisa ubicazione, fino alla riscoperta avvenuta questo novembre del 2021, fatta da un gruppo di prodighi cittadini tolfetani, l’augurio è che ora ritorni in luce l’antico sentiero, ormai scomparso dopo 70 anni.

STRACCI-SSC