Nel primo e terzo articolo abbiamo raccontato per sommi capi il significato dell’“essere bersagliere”, ma ora ci addentreremo nella storia del Corpo raccontando qualche aneddoto. Il Fondatore del Corpo dei bersaglieri, Capitano del Reggimento Granatieri Guardie, Alessandro Ferrero della Marmora, sin dal 1836 aveva visto e previsto tutto per il nascente nuovo soldato. Carlo Alberto Re di Sardegna e Principe di Piemonte aveva acconsentito a La Marmora, dopo varie insistenze di quest’ultimo, a costituire la 1^ compagnia bersaglieri. E La Marmora si mise subito al lavoro. Addestramento di ogni tipo, ginnastica, corsa a perdifiato. Questa compagnia alloggiava nella Caserma “Ceppi” in Torino. In Caserma avvenivano cose mai viste per gli eserciti del tempo. Quei “matti” salivano e scendevano dalle finestre aggrappati a delle funi, scavalcavano il muro di cinta, saltavano, correvano. Si gridò alla follia, allo scandalo, corse subito la voce che ai bersaglieri avessero tolto la milza per farli correre. Tutto questo allenamento altamente specializzato irrobustiva il corpo, rafforzava lo spirito e stimolava la fantasia, l’intelligenza e il senso del dovere. E con i bersaglieri nacque anche la fanfara che li doveva accompagnare nella corsa. Per la gioia di vivere, per l’arditezza, per lo spirito agonistico, ben presto gli Italiani si riconobbero nei bersaglieri, cosicchè il loro nome entrò nel frasario popolare: “bersaglieresco”, “passo da bersagliere”, “alla bersagliera”. E un bel giorno scosse i nervi dello stesso Re Carlo Alberto. Che accadde? Una mattina il Re parte da Torino, in carrozza, per recarsi a Genova. La Marmora ne combina una delle sue, la prima “bersaglierata” della storia del Corpo. A rendere gli onori al Re in partenza è la 1^ compagnia bersaglieri. Allontanatasi la carrozza, i bersaglieri al passo di corsa raggiungono Villanova dove sarebbe passato il Re ed arrivano qualche minuto prima del Re. Qui si piantano sul presentat’arm. La carrozza si ferma ed il Re stupito e contrariato, si rivolge verso La Marmora: “Maggiore, io avevo autorizzato la formazione di una compagnia non di due: qui vedo la seconda”. “Maestà” risponde La Marmora imperturbato, “è sempre la stessa compagnia che avete visto a Torino”. Carlo Alberto sorride soddisfatto e comprende di aver puntato sul cavallo vincente. Quando dicevo che il Fondatore aveva previsto tutto per il nuovo soldato è proprio così. Infatti, nella prima uniforme, portata sino al 1848, c’è un particolare che fu creduto una favola e che invece era assoluta verità e riscontrabile senza ombra di dubbio nella “Proposizione per la formazione di una compagnia di bersaglieri e modello di uno schioppo per l’uso loro”. Eccolo: “Pantaloni grandi, ma non di troppo, fatti in modo da aprirsi in mezzo alle gambe per non perdere tempo nelle occorrenze”. Naturalmente l’apertura dei pantaloni era pudicamente nascosta dalla lunga giacca.