LA SINDROME DELLA CROCEROSSINA (Rubrica a cura del dott. Alessandro Spampinato)

crocerossina

Quando una donna diventa infermiera, psicologa e mamma del proprio partner fino ad annullarsi, a rinunciare alla propria realizzazione personale, ad adeguarsi ai suoi orari, alle sue esigenze, ai suoi capricci e ai suoi bisogni; quando una donna vive per il proprio partner accettando e giustificando tradimenti, violenze, offese e umiliazioni si è in presenza della “sindrome della crocerossina”. Essa è una delle forme della “dipendenza affettiva” che porta le donne a mettere il proprio uomo su un piedistallo con il bisogno compulsivo e irrazionale di prendersi cura di lui, di proteggerlo e di salvarlo dai suoi problemi e dal suo caratteraccio quasi fosse un bambino indifeso e non un partner alla pari. È una situazione affettiva in cui lei si immola a fare la “crocerossina” il cui motto è “io ti salverò con il mio amore!”. Questo è un rapporto di reciproca dipendenza tra una donna-mamma e un uomo-figlio ad alto rischio psicologico e per integrità fisica di entrambi. L’amore contempla il reciproco accudimento, la gentilezza, la reciproca comprensione e il mutuo aiuto, ma entro certi limiti, quelli cioè della responsabilità e della libertà individuale. Nella dipendenza c’è annullamento, si ama troppo! Ma cosa si nasconde dietro “la sindrome della crocerossina”? Si tratta di dinamiche psicologiche strutturatesi nell’infanzia, nello schema affettivo familiare e poggiate su un sistema di credenze, valori e cognizioni anche religiose apprese da piccole. Sono persone mosse da un inconscio e pervasivo senso di colpa, da un senso di inadeguatezza ad essere amate e riconosciute. Spesso sono bambine che sin da piccole hanno dovuto occuparsi di qualcuno malato fisicamente, un genitore, una nonna o un fratello. Altre volte queste bambine hanno dovuto assumersi responsabilità da adulte nei confronti di un genitore alcoolista o con difficoltà economiche o sparato o dei fratelli minori. Hanno fatto da mamma ai propri genitori o ai fratelli. Un altro caso riguarda la perdita di uno o di entrambi i genitori con la conseguente idea di essere sole e abbandonate, la rabbia non espressa verso di loro e il senso di colpa per averla provata. Queste situazioni hanno suscitato nella bambina il pensiero di non esistere se non per la sua dedizione, di essere apprezzata per il suo senso di responsabilità, di essere riconosciuta e vista per il suo impegno nel prendersi cura e nel sopportare. Per le “crocerossine” è normale annullarsi per l’altro, votarsi alla causa, il loro modo di amare e di essere amate si esprime nel rinunciare ai propri bisogni, aspirazioni e interessi per appagare quelli dell’altro. Agire così per loro è cosa buona, il sacrificio le fa sentire giuste anche di fronte a Dio e il vuoto e i sensi di colpa di non essere meritevoli di amore e di esistere, che nascondono dietro il ruolo di crocerossina, si placano perché tutte prese dalla missione salvifica del proprio uomo. A volte si riscontrano casi, anche estremi, in cui la donna mantiene economicamente il partner che la sfrutta, la umilia, la tradisce e la picchia sotto la minaccia di lasciarla. Ciò che le “crocerossine” vogliono evitare è l’abbandono che farebbe affiorare alla consapevolezza il loro vuoto interiore, la loro inadeguatezza, la loro bassissima autostima. Di chi si innamorano le crocerossine? I partner ideali sono uomini narcisisti, viziati, irrisolti. Spesso sono dediti all’alcool o alle droghe, incapaci di assumersi responsabilità e senza un progetto di vita. Sono i “peter pan” che fanno così tenerezza da essere adottati come cuccioli di uomo. Sono individui che da soli si perderebbero perché incapaci di organizzarsi la vita, di cucinare, di vestirsi, di gestire il denaro, di coltivare le relazioni, di progettare un futuro e realizzarlo o, se hanno una vita, di portarla avanti senza una balia! Questi uomini amano essere accuditi, coccolati e perdonati per i loro misfatti. Sono sempre più esigenti di cure, egoisti e carichi di bisogni che la “crocerossina” deve appagare altrimenti reagiscono male, a volte anche con violenza. Siamo in presenza di un disturbo psicologico grave e pericoloso che va assolutamente consapevolizzato e curato.  La relazione è promiscua e tossica e produce sofferenza e fallimento. Questo modo di amare è assolutamente malato e dannoso per entrambi e si cura con la psicoterapia o con un percorso in un gruppo di auto-mutuo-aiuto contro le dipendenze.

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