Per proseguire con sempre maggiore consapevolezza lungo il viaggio iniziato nell’articolo precedente sulla “VERA DIGNITÀ DELL’UOMO” è importante occuparci dei simboli, essendo essi delle finestre materiali sulle conoscenze spirituali. Il simbolo è un ponte tra il mondo fisico e il mondo non-fisico, tra il manifesto e il non-manifesto. Così, ad esempio, troviamo nel celebre racconto di Chrétien de Troyes “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal” una via simbolica per accedere alla nostra “dimensione spirituale e dunque al nostro destino e alla nostra Vera Dignità di Uomini. Prendiamo la scena centrale del racconto quando Peceval si trova dentro il Castello del Re Pescatore e assiste ad una misteriosa cerimonia riguardante il Graal e la Lancia di Longino. I simboli pertanto sono: il Castello, la Lancia di Longino, il Graal e il Re Pescatore. Nei racconti mitici del Santo Graal si narra che esso è custodito in un luogo segreto, in una terra irraggiungibile ai comuni mortali, in un misterioso castello circondato da acque o in un isola posta a nord… Insomma non si sa bene dove sia né come trovarlo, si parla di una ricerca, di un viaggio e di un’avventura verso terre lontane o luoghi mitici ovvero un posto non raggiungibile per vie comuni. Questo misterioso luogo custodisce il mitico oggetto capace di donare l’immortalità. La lancia di Longino prende il nome dal soldato che colpì Gesù. Il nome di Longino compare per la prima volta nel Vangelo di Nicodemo. Essa è la lancia con cui Gesù sarebbe stato trafitto al costato dopo essere stato crocefisso. Assente nei racconti dei vangeli sinottici, la lancia è menzionata solo nel Vangelo secondo Giovanni (19:31-37), in cui si racconta che, durante la crocefissione di Gesù, i soldati romani intendevano praticargli il crurifragium, la tipica rottura delle gambe del condannato che ne accelerava la morte. Prima di procedere, si accorsero che Gesù era morto e che quindi il crurifragium era inutile, ma, per accertarsi che fosse deceduto, un soldato lo colpì con una lancia: «Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.» (Vangelo secondo Giovanni, 19, 33-34). Diviene così simbolo dell’estremo sacrificio del Re Sacrificatore di se stesso. È da notare che nella tradizione la Lancia di Longino viene chiama anche “Lancia del Destino” perché è il mezzo attraverso il quale la vita divina (sangue e acqua) entra in questo mondo e bagna la terra. La Coppa Sacra contenente “l’elisir di lunga vita” è simbolo antichissimo che si trova ovunque, dall’Oriente all’Occidente sino ai popoli precolombiani del centro America: “il contenitore della bevanda dell’immortalità” con cui si celebra un particolare rituale. Quindi abbiamo un oggetto Sacro, il Graal, custodito in un Castello misteriosissimo ubicato in una terra lontana e inaccessibile, la Lancia del Destino e una cerimonia che riguarda il Re Pescatore ferito. Vediamo ora dove questo oggetto compare nella storia e se questi elementi tornano a confermarci che non stiamo parlando di oggetti e situazioni comuni, fisiche e materiali ma di qualcosa di straordinario, misterioso e spirituale. Questa misteriosa Coppa compare in Genesi 14,18 portata da Melchisedek, Re di Salem, città della Pace. Melchisedek non ha genealogia, ossia non procede da persona, è immortale e non ha la sua or\igine nel tempo, ma viene dall’eternità. Egli appare nella storia come Re di Salem e Sacerdote di Dio Altissimo Elyon. Genesi 14,18: «Quando Abram fu di ritorno, dopo la vittoria su Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. Intanto Melchisedec, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: “Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici”. Abramo gli diede la decima di tutto». Si tratta di una trasmissione sacerdotale e regale attraverso la cerimonia della Coppa che rappresenta il sacrifico di Melchisedec per l’investitura di Abramo e Sara come premio della loro vittoria in battaglia. Così con Abramo e Sara s’instaura il nuovo Regno. Abraham, il Padre delle genti, il nuovo Capostipite, dà le decime, il principio del suo Regno, a Melchisedek che l’ha fatto degno Figlio, Re e Sacerdote.

continua…

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