Il desiderio si potrebbe definire come una volontà intensa di avere o di fare qualcosa che procura piacere e soddisfazione. Ma il desiderio viene descritto anche come cupidigia, voglia incontrollabile (di denaro, di vendetta) o bramosia sessuale (inconfessabili desideri). Un sinonimo potrebbe essere: avidità. Che differenza c’è tra i due?
L’etimologia della parola è de-sidera che vuol dire: senza stelle. E’ la condizione di tensione e di attesa che viveva l’Aruspice quando il cielo era nuvoloso e, di conseguenza, non poteva interpretare le stelle ed esercitare il suo potere di vaticinio.
Quindi, per desiderio, si intende una condizione di intenso slancio e aspettativa di possedere o fare qualcosa che procura grande soddisfazione e piacere, come potrebbe essere il fatto di esprimere ciò che siamo e sappiamo fare bene. L’Aruspice è un sacerdote dedito all’arte della divinazione. Naturalmente, in psicologia, questa dinamica psichica è di enorme interesse perché consente sia di spiegare diverse fenomenologie più o meno sane del comportamento umano sia di descrivere i processi più o meno coscienti che si articolano nella vita interiore degli individui.
Innanzi tutto la condizione di chi de-sidera, cioè aspetta incessantemente un bene per sé, è funzionale al raggiungimento dell’oggetto del suo desiderio nella misura in cui la soddisfazione verrà sicuramente raggiunta. Sempre nell’esempio dell’Aruspice, egli era sicuro che prima o poi le nuvole sarebbero passate ed il cielo sarebbe ritornato a brillare con le sue stelle e a parlargli.
Infatti, se si desidera ciò che non potrà mai essere raggiunto o posseduto non si attende più ardentemente e con entusiasmo il momento in cui saremo nuovamente felici, ma verremo travolti da un profondo vissuto di frustrazione. Essa genera rabbia, sfiducia e tristezza a causa dello spegnimento dell’entusiasmo e del desiderio stesso. La depressione, il vuoto ed il sentimento di lutto per lo spegnimento del desiderio perché il suo oggetto è andato perduto fiaccano la volontà e l’interesse e indeboliscono le potenze dell’intelligenza, del pensiero, della creatività, dell’iniziativa tipiche dell’uomo felice. Facoltà, invece, che il desiderio, che è amore per qualcosa, accende e carica di coraggio e speranza.
Risulterà ora più comprensibile come un sano desiderio, fatto di un’attesa entusiasta di ricongiungerci con ciò che amiamo, possa trasformarsi in avidità, bramosia, dipendenza, disperazione. Quando si perde la sicurezza di riavere o poter raggiungere ciò che ci rende felici si viene travolti dalla paura, dalla rabbia, dall’impotenza o dallo sconforto.
Ma non sono solamente la paura o la certezza di non realizzare il desiderio a trasformare l’attesa entusiasta in avidità e dipendenza. Anche l’intensità e l’oggetto eletto possono far degenerare la bellezza in patologia. Ad esempio, amare troppo una persona o desiderare il potere o il successo può risultare dannoso e creare dipendenza fino alla rovina dell’individuo. Quando il desiderio diventa un bisogno da cui, secondo noi, dipende la nostra vita o quando si desiderano cose che non nutrono l’anima ma la imprigionano, allora si perde la ragione, l’intelletto si acceca e la coscienza viene posseduta dalle potenze dell’istinto. Un uomo senza l’uso della ragione e dell’intelletto è un uomo-natura e agirà secondo gli impulsi e le passioni che prova. E’ cronaca di questi giorni! In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa dal proprio compagno, marito o amante! In queste orribili storie si vede come il desiderio e l’amore si trasformano nel tempo in bisogno, rabbia, paura, disperazione e in fine in una folle furia omicida.
Il desiderio è un grande attrattore, un sicuro movente delle nostre azioni e della nostra vita mentale, sociale e affettiva.  Tutti tendiamo a fare ciò che ci procura piacere e soddisfazione e a evitare ciò che è vissuto come minaccia. I nostri sogni, la nostra fantasia ed immaginazione, i nostri comportamenti sono tutti stimolati, dai desideri o dalla paura di non poterli realizzare.
Desiderare ciò che possiamo avere o di esprimere ciò che siamo e sappiamo fare ci rende felici e realizzati aumentando, con l’entusiasmo che ne consegue, le nostre facoltà e arricchendo la nostra vita di piacere, bellezza e conoscenza. Dobbiamo però rimanere lucidi e avere le idee chiare a riguardo, perché la linea di confine tra un sano desiderio e il suo opposto è sottile e ingannevole.
Senza consapevolezza l’uomo è in balia dei bisogni, delle passioni e degli impulsi. Senza consapevolezza si può arrivare al paradosso di uccidere la persona che si dice di amare!

 

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