La “Lupa di Krasnouimsk” (Rubrica a cura di Remo Fontana, Criminologo)

IRINA GAIDAMACHUK, denominata anche la “lupa di Krasnouimsk”, efferato serial killer di sesso femminile di nazionalità russa, al quale viene attribuita la responsabilità di almeno 17 vittime accertate. Nasce nel 1972 a Njagan’, una cittadina della Russia siberiana e la sua pluriennale attività criminale, ha interessato l’arco temporale compreso tra il 2002 ed il 2010. Il contesto storico/sociale di riferimento della sua azione, può essere inserito in quello della “nuova” Russia, ormai ben lontana dalla realtà che la vedeva divisa da un muro in due blocchi contrapposti e che
fu abbattuto molto tempo prima, nell’anno 1989. Non si hanno molte notizie sulla vita di Irina, se non che il suo agire e le sue pulsioni, potrebbero essere ricercate già nei primi anni della sua vita, poiché risulterebbero vissuti tra notevoli stenti e diicoltà, vedendo il successivo aggravarsi della situazione, allorché iniziò a fare uso ed abuso di sostanze alcoliche e fu affidata ai servizi sociali, dopo che ai suoi genitori, venne sottratta la potestà genitoriale.
Oltre alla particolare situazione famigliare, è facilmente ipotizzabile che la vita nella città natale, come nel resto dell’Unione Sovietica, ove negli anni della sua infanzia, vigeva un regime totalitario, non fosse affatto semplice. Regione, isolata e lontana dal resto del mondo, spazzata dai gelidi venti siberiani e ricoperta dalle nevi, che porta
plausibilmente a pensare, che orfanotrofi, brefotrofi, riformatori e strutture per minori, non fossero proprio il massimo necessario all’educazione ed al recupero dei medesimi e che la vita in quei luoghi fosse molto dura,
non facile e sicuramente colma di ulteriori stenti e rinunce per chi avesse avuto la sfortuna di esservi capitato. Ma veniamo ai fatti. Appena adulta, al termine degli anni ’90 del ‘900, Irina si trasferisce in un’altra cittadina russa, Krasnouimsk, distante circa 1000 da Njagan’ la sua città nativa. E’ qui che conosce un giovane uomo, un certo Yuri, con il quale intraprende una relazione che la conduce ben presto al matrimonio. Dalla loro unione nasce dopo poco tempo una bambina chiamata Anastasia. Nonostante la nuova famiglia, la dipendenza dall’alcol di Irina non
viene mai meno ed il marito, rendendosene conto, si trova costretto ad ostacolarle l’accesso a tutti i beni del nucleo familiare al fine di evitare che questi possano essere utilizzati e sperperati per l’acquisto dell’alcol.
Anche questa circostanza probabilmente, contribuisce a dare inizio e alla sua carriera di criminale seriale. Irina, pur
non lavorando, dal 2002 inizia a fingere di avere un’occupazione, trovando in questo modo la giustificazione alle sue uscite di casa quotidiane, che la vedevano rientrare nel suo alloggio solo la sera, con al seguito denaro e generi alimentari vari. Di fatto, la criminale usava spacciarsi per un’operatrice sociale ed una volta individuate e coinvolte le sue vittime, sempre donne anziane e sole, dopo averne conquistato abilmente la loro fiducia, le assaliva con brutalità nelle loro abitazioni con martello, asce ed oggetti contundenti vari, per poi saccheggiarne i loro beni.
E’ certamente possibile inquadrare Irina nella categoria dei criminali seriali motivati da ragioni economiche. Probabilmente, proprio l’alcolismo, le imponeva la necessità di reperire denaro per pagarsi la sua dipendenza,
in particolare quella dalla vodka, mentre la sua famiglia, sembra fosse rimasta sempre totalmente all’oscuro delle
attività criminali perpetrate dalla donna, e di non aver mai avuto contezza, riguardo i proventi del “lavoro” di questa e del fatto che gli stessi fossero i beni provenienti e sottratti alle sue povere vittime.
(segue nel prossimo numero)