LA CURIOSITA’ UCCIDE O CI FA VIVERE? (Rubrica a cura di Alessandro Spampinato)

Per molto tempo la curiosità è stata considerata negativamente. Ad esempio nella Bibbia si evince che i primi uomini persero l’Eden per la curiosità di Eva; Psiche perde Cupido per la curiosità di guardarlo in viso e nel linguaggio comune si dice che “la curiosità uccide!”.
Ma c’è una sostanziale differenza tra la curiosità e il curiosare, l’impicciarsi e lo spiare.
È importante ragionare sulle cose e acquisire la capacità di pensare senza condizionamenti e al di là dei nostri apprendimenti. Conquistare un libero pensiero non è facile, ma quando ci si riesce la vita prende tutto un altro sapore.
La curiosità è un istinto che nasce dal desiderio di sapere qualcosa. È una spinta alla conoscenza, un motore all’azione, un buon motivo per uscire dal conosciuto, dalle nostre abitudini e dalle nostre convinzioni per fare un’esperienza conoscitiva nuova che arricchisce la nostra consapevolezza. Le persone curiose sono vive, entusiaste, affamate, motivate. Poiché non ci sono limiti al sapere, non ci sono mai certezze di nessuna natura e siamo sempre come bambini di fronte al mistero della vita è una necessità esistenziale nutrire la curiosità che letteralmente significa: “profondo interesse ad apprendere cose nuove”.
Oggi è considerata una qualità positiva sia nella scienza che nell’intelligenza e viene richiesta negli studi e nelle professioni. Essa è una spinta interna e motivante che guida alla scoperta di nuove informazioni, conoscenze, comprensioni e consapevolezze. E’ il carburante della ricerca scientifica e delle discipline dello studio umano, è una vera e propria propensione all’interessamento personale verso ciò che attrae la nostra attenzione.
Ma anche in amore e nei rapporti sociali essa è un elemento fondante i legami sani e costruttivi. Pensiamo cosa diventerebbero due innamorati se perdessero l’interesse di conoscersi e di fare esperienze sempre nuove. Pensiamo all’amicizia! A volte vediamo in giro nei negozi, per strada o nei ristoranti coppie che non si parlano, serie, annoiate, stanche o comitive di giovani parcheggiate sui muretti rapiti dalle chat dei loro cellulari e profondamente spente e passive. Pensiamo a ciò che accade nelle famiglie dove i genitori non mostrano interesse per ciò che fanno i figli o i figli non sono interessati ai loro genitori. Pensiamo a che livello di solitudine e pericolo possono cadere questi nuclei familiari dove ognuno fa a sé! La curiosità, invece, anima la relazione, accende la fantasia e muove all’interesse e all’iniziativa.
Le più importanti scoperte, le imprese più coraggiose, le avventure più sorprendenti hanno sempre avuto alla base la curiosità di conoscere, di esplorare nuovi territori in tutti i campi, di conquistare un sapere nuovo che migliorasse la qualità della vita personale e collettiva.
La curiosità ci fa andare oltre noi stessi oltre ciò che riteniamo certo e sicuro e ci spinge al coraggio e a quella sana follia che rende la vita un’esperienza e un viaggio interessante e evolutivo.
È una forma di amore per sé e una dimostrazione di amore verso l’altro. È quindi ben diversa dal curiosare e dall’impicciarsi, che sono, invece, atteggiamenti di violazione della privacy altrui, danneggiano le relazioni e impoveriscono la persona che le agisce. Spiare è un atto di violenza e maleducazione che toglie dignità al rapporto. Non c’è nulla di creativo e nobile nel curiosare, non c’è nulla di buono nell’impicciarsi delle faccende altrui.
La curiosità è interesse, è desiderio e amore per qualcosa o qualcuno, è slancio vitale, è avere fame di vita e di sapienza che rendono la nostra esistenza degna di essere vissuta.

www.alessandrospampinato.com