LA CRISI E’ UN PERICOLO O UN’OPPORTUNITA’? (A cura di Alessandro Spampinato)

Dal 2008 ad oggi la parola più usata nel mondo sembra essere: crisi. In effetti in una società capitalista quando c’è benessere economico si aprono infinite opportunità, quando c’è crisi compare il pericolo. Gli effetti psicologici della crisi economica che si è abbattuta nel nostro mondo sono esperienza di tutti: perdita del lavoro, della sicurezza, paura, ansia, panico, depressione, suicidio, disordini sociali e guerre.
Il nostro mondo è dicotomico, la nostra mentalità centrata sugli opposti: bene-male, giusto-sbagliato, amico-nemico, amore-odio, bianco-nero, ecc…
Siccome ci hanno cresciuti ed educati così, la morale e la dottrina religiosa sono poggiate sugli opposti e l’ordinamento sociale è edificato sui contrari, ci sembra che effettivamente la realtà sia di tale fattezza.
Ma per fortuna la psicologia cognitiva ci insegna che la realtà che conosciamo è una costruzione, una percezione, uno schema fondato su un modello concettuale. Il che vuol dire che se esiste una realtà reale la dobbiamo ancora scoprire e conoscere.
Per intenderci, se penso che i soldi danno la felicità, che il lavoro che faccio mi definisca come persona e che il conto in banca sia il termometro della mia sicurezza e autostima, in tempo di crisi economica la mia vita è a rischio. Se poi le cose vanno male mi viene in contro la tragedia.
È importante quindi avere una mente aperta, non avere certezze interpretative, camminare mano nella mano con il dubbio, pensare con la propria testa e avere il coraggio di sentirsi persone libere dalle influenze di massa.
Così succede che gli orizzonti si allargano e la realtà che percepisco si arricchisce di possibilità e scoperte nuove. In Cina, per esempio, la parola “crisi” è composta di 2 caratteri che significano “pericolo + opportunità”. Non è quindi associata per forza di cose a un’accezione negativa. Chiaramente se sono condizionato dal modello occidentale capitalista e materialista qualsiasi tipo di crisi è vissuta come negativa o tragica, come pericolo. Ma se esco fuori dallo schema e apro la mente a nuove conoscenze allora “la crisi” potrebbe essere un’opportunità di cambiamento e di rigenerazione interiore e sociale. Se una cosa non funziona più o muore mi devo reinventare attingendo alle risorse interiori e alla mia creatività.
Un esempio occidentale ce lo dà il famoso Stive Jobs, fondatore della Apple che al massimo dello sviluppo dell’azienda che aveva creato si vede licenziare dal suo consiglio di amministrazione e si trova senza lavoro e tradito dai suoi amici che aveva anche assunto. Jobs riapre il garage della casa dei genitori dove da adolescente aveva fondato la Apple e fonda la Pixar Animation Studios. Con questa società si rilancia sul mercato e ridiventa personaggio quotato in borsa e di successo. La storia la conosciamo tutti.
Nel famoso discorso tenuto ai laureandi dell’università americana di Stenford dice: “Non ho saputo davvero cosa fare per alcuni mesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo. Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita. Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie.” Conclude il discorso così: “Siate affamati, siate folli!”. Questo vale anche per i rapporti interpersonali. A volte lasciare certi amici, certi partner, certe famiglie e certe case per ricominciare da capo una nuova vita e una nuova avventura è una benedizione.
L’importante è essere innamorati, affamati di vita e folli a tal punto da rompere gli schemi e uscire dai circuiti sociali, morali e culturali. D’altronde se potessero parlare una penna direbbe che è felice quando scrive, una chitarra quando suona, una tela quando viene dipinta. Così l’uomo trova felicità quando vive, scopre, sperimenta, crea e conosce. La libertà, l’amore e la conoscenza sono nella nostra natura.
Restiamo affamati e folli e resteremo in vita!

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